Secondo alcuni storici, attorno al 2200 a.C., un grande evento di siccità sconvolse il Mediterraneo centrale e il Levante. Lo sconvolgimento provocò enormi tempeste di sabbia in Mesopotamia (di cui è stata trovata traccia nel sito di Tell Leilan). Negli stessi anni crollarono varie civiltà in Mesopotamia, nel Mediterraneo e in Asia. Fu colpa della grande siccità?
La grande siccità che avrebbe potuto mettere fine alla vita degli uomini sulla Terra
Partiamo dai dati certi. Nel sito archeologico di Tell Leilan, che si trova nel nord-est della Siria, troviamo i resti di una città abitata fra il 2700 e il 2200 a.C., più o meno durante l’impero mesopotamico di Akkad. Gli archeologi si sono accorti che la città fu abbandonata per circa trecento anni dopo quella fase, e occupata di nuovo nel 1900 a.C.. Poi, 4200 anni fa, a causa di una forte siccità il suolo di Tell Leilan divenne talmente arido e sabbioso da risultare inospitale persino per i lombrichi. Secondo le analisi, nel terreno non c’è traccia della loro attività di scavatori.
La grande siccità mise in ginocchio l’agricoltura e affamò la popolazione locale. Secondo un articolo comparso su Nature e firmato da Harvey Weiss, archeologo dell’Università di Yale, negli stessi anni, tante altre civiltà subirono guai simili. Ci sono infatti dati che parlano di sconvolgimenti epocali in altre città del Mediterraneo e persino nella valle del fiume Indo. Secondo l’archeologo potremmo ipotizzare che una grande siccità inaridì moltissime terre e determinò la caduta dell’impero di Akkad, un regno mesopotamico durato circa centocinquant’anni, e altre potenti civiltà. Si tratta di un’ipotesi credibile?
Sconvolgimenti in Egitto e in India
Weiss ha raccolto altri dati che potrebbero testimoniare eventi tragici contemporanei al disastro che spopolò Tell Leilan. Gli storici conoscono un periodo di grave crisi nella storia egiziana. Sarebbe il noto Primo periodo intermedio che si colloca proprio tra il 2181 e il 2055 a.C.. E alcuni studi hanno scoperto tracce di una riduzione della portata del Nilo dal 2200 a.C.. Per la verità, non tutti gli egittologi credono che questa riduzione abbia portato a uno spopolamento o a una crisi sociale.
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Poi, una grotta italiana nelle Alpi Apuane conserva le tracce di una siccità locale che si è verificata circa 4200 anni fa. Una stalagmite nella grotta di Mawmluh, nello Stato di Meghalaya, nel nord dell’India, conserva prove isotopiche di un importante cambiamento climatico nello stesso periodo. Alcuni geologi parlano di uno sconvolgimento così importante da determinare una nuova era geologica: quella in cui ci troviamo tutt’ora. Quest’era sarebbe iniziata sempre 4200 anni fa. Viene oggi denominata Megalaiano in onore dello Stato indiano di Meghalaya.
Ipotesi criticata
Questa teoria della grande siccità è parecchio criticata. Secondo molti storici e antropologi non ci sono prove a sufficienza per dimostrare che uno sconvolgimento climatico abbia portato alla fine di molte civiltà. Figuriamoci poi sostenere che il mondo sia stato vicino allo spopolamento o che allora sia iniziata una nuova era geologica.
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Ricostruire la data precisa di un evento climatico antico è molto difficile. Potremmo capire qualcosa con la datazione uranio-torio, studiando cioè le concrezioni calcaree nelle grotte o nei coralli, ma il processo è complicato e poco preciso. Alcuni geologi, poi, credono che l’evento di siccità registrato nella grotta di Mawmluh possa essere avvenuto qualche secolo prima del previsto.