Nel 2015 alcuni ricercatori dell’Università di Lund hanno riscoperto in Egitto un tempio di cui si era quasi del tutto perso memoria. Parliamo di un tempio a Gebel el-Silsila, a circa sessanta chilometri da Assuan.
Questa località, denominata Gebel el-Silsila, era sede di un’immensa cava sfruttata sia dagli antichi Egizi che dai Romani. In tempi antichi la cittadina si chiamava Khenu, perché da qui passava il confine con la Nubia. Doveva essere un centro piuttosto importante, dato che l’archeologia vi ha ritrovato negli ultimi anni una sfinge incompiuta databile al regno di Amenofi III e varie stele. Nel corso del Novecento in tutta la zona sono state scoperti alcuni piccoli templi, compatibili con cappelle rupestri, poi a un certo punto sono venuti fuori anche altri due tempi. Quello di Horemheb, costruito in memoria della sua vittoria contro i Nubiani, e quello di Knony.
La grande scoperta di questo secondo edificio avvenne nel 2015 quando una spedizione di archeologi svedesi riuscì a identificare questo tempio su cui l’archeologia aveva iniziato degli scavi a inizio Novecento, che però furono presto interrotti, facendo precipitare nell’oblio tutta la zona.
Oggi, l’intero sito di Gebel el-Silsila copre circa venti chilometri quadrati ricchi di reperti e di edifici storici. La scoperta del tempio è avvenuta in seguito a una lunga indagine epigrafica diretta dall’archeologa Maria Nilsson dell’Università di Lund. L’équipe svedese fu una delle prime ad avvalersi di strumenti elettronici, inaugurando di fatto la stagione dell’archeologia digitale. Cercando epigrafi, il gruppo trovò, o meglio, ritrovò il tempio di Khony. Ma non solo. Gli svedesi trovarono anche uno scarabeo blu e un amuleto raffigurante uno scarabeo stercorario.
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Nel 2019, archeologi svedesi ed egiziani hanno rivelato una criosfinge, ovvero una sfinge a testa di ariete, alta circa cinque metri e collegata al regno del grande faraone Amenhotep III. Oltre a questo ritrovamento gli archeologi hanno rinvenuto anche un raffinatissimo ureo, cioè un simbolo di un cobra che si morde la coda, e centinaia di frammenti di pietra incisi con geroglifici.
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L’archeologia, come anticipato, aveva già scoperto il tempio di Khony di Gebel el-Silsila. Qualcuno lo aveva individuato all’inizio del Novecento. L’egittologo tedesco Ludwig Borchardt ne aveva anche tracciato la posizione su una mappa, ma le sue indicazioni si rivelarono sbagliate. Da allora il tempio era stato dimenticato. Finché alcuni studiosi della Emory University di Lund sono stati in grado di individuare la posizione del santuario.
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