Nella notte fra il 9 e il 10 febbraio 2022 un piccolo sciame sismico ha spaventato gli abitanti della Pianura Padana. Specie in Emilia, la mente è subito tornata al grande terremoto del maggio 2012. Perché la terra continua a tremare sempre nello stesso punto?
Le scosse di febbraio hanno colpito soprattutto la provincia di Reggio Emilia, e in particolare i comuni di Correggio e Bagnolo in Piano. Abbiamo registrato due eventi più significativi, di magnitudo 4 e 4.3, entrambi nella serata del 9 febbraio. E queste scosse hanno inquietato più del dovuto gli abitanti della zona. Pur non essendo particolarmente forti hanno risvegliato il ricordo di una tragedia recente e, in più, hanno alimentato nuove paure. In passato, si pensava (erroneamente) che la Pianura Padana fosse al sicuro dai terremoti. Storicamente, non conoscevamo o non ricordavamo eventi significativi nella zona. Eppure, un’attività c’era. Documenti storici registrano per esempio terremoti di magnitudo stimata di 5.5 nei pressi di Ferrara nel 1346, nel 1561 e 1570.
In ogni caso la situazione è cambiata nel 2012, quando il cuore della Pianura Padana è stato sconvolto da un improvviso e potente evento sismico. Una serie di scosse di terremoto con magnitudo fino a 6-6.1, il 20 maggio 2012, fecero tremare l’Emilia, con crolli e disagi in varie province. L’attività riprese il 25 e il 29 del mese, provocando altri danni. Dieci anni fa, il terremoto colpì Modena, Parma, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia, Bologna e Rovigo. Ci furono sette vittime. E ora la terra ha ripreso a tremare.
L’area interessata dall’innesco del sisma, a quanto pare, è una delle tante aree sismogeniche prossime alle zone dell’Appennino. Oggi è classificata a livello 3 della scala di riferimento del rischio sismico. L’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) non ha escluso che la seconda scossa di magnitudo 5.9 del 29 maggio, avvenuta a distanza di nove giorni dal primo evento, che fu di magnitudo 6.1, possa essere scaturita dall’apertura di una nuova faglia. Ma perché la terra continua a muoversi sotto l’Emilia?
Questi terremoti nascono da movimenti geologici. E l’evoluzione geologica dell’Appennino emiliano-romagnolo non è ancora terminata. Queste montagne si estendono anche sotto la pianura: molti geologi hanno notato infatti depositi di sedimenti portati dal Po e dai suoi affluenti. E come ben sappiamo, l’Appennino è una catena di falde, composta da grandi piaghe formatesi nel Cretaceo, e che continuano a muoversi. Le montagne dell’Appennino, in pratica, si sono formate quando la grande zolla corsico-europea si è scontrata con la placca Padano-adria (che faceva parte dell’Africa).
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Dal Messiniano in poi, ossia da circa sette milioni di anni fa a oggi, gli Appennini continuano a subire processi deformativi. Le falde migrano verso Est e mutano la geografia dell’area padana. Questi immensi movimenti spiegano i sismi nella regione della Pianura Padana e soprattutto in Emilia.
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La falda dell’Appennino avanza sotto alla Pianura Padana, comprimendosi e rialzandosi lungo un fronte che ha la forma di un arco. Sarebbe il cosiddetto Arco di Ferrara, dove si concentra la pericolosità sismica.
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