Il veleno ha messo la firma su molte morti del passato. Era più difficile determinare il motivo della morte, soprattutto perché mancavano gli strumenti di analisi medica che ci sono oggi. Ma sarà ancora un metodo efficace per il delitto perfetto?
Non è una novità che il veleno venisse usato dalla notte dei tempi per uccidere! Garantiva discrezione ed era difficile risalire all’esecutore materiale o, addirittura, al mandante. Per secoli ha fatto stragi di persone anche nel nostro paese.
Definito come l’arma per il delitto perfetto, ancora oggi viene utilizzato per uccidere senza doversi sporcare le mani. Usato con parsimonia in piccole dosi, poteva causare debilitazioni fisiche interpretabili come malattie. Tra i più usati il cianuro e la cicuta. Nella storia, questo metodo è considerato poco nobile perché chi lo compie non si assume la responsabilità diretta del suo gesto.
In passato, chi uccideva con la spada o il pugnale si prendeva pubblicamente la responsabilità dell’omicidio, rivendicando i motivi dell’atto violento. L’uccisione tramite veleno è alla base di un comportamento infimo, abbietto, compiuto a volte per cause ingiustificabili.
Gli eventi storici parlano chiaro: il veleno girava per corti e castelli in grandi quantità! Di esempi ce ne sono tanti da fare, anche se forse non tutti sono attribuibili a morte per avvelenamento. Vediamo insieme i più significativi:
Il suicidio per avvelenamento era riservato alle persone che in vita erano state degne di rispetto (nel nostro esempio abbiamo citato Seneca) alle quali veniva, con questo metodo, risparmiata la pena capitale nell’antica Grecia.
Anche in Italia l’utilizzo del veleno diventò una pratica diffusa, e di esempi conosciuti possiamo trovare:
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Il veleno a volta poteva colpire anche indirettamente, senza cioè che ci fosse qualcuno che volesse commettere un omicidio. L’arsenico e il mercurio, infatti, erano contenuti in alcune sostanze di tipo terapeutico che venivano usate come medicine. Una cura finita male riuscì ad uccidere Enrico VII di Lussemburgo!
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I ricercatori dell’Università di Pisa analizzarono il corpo del sovrano, e trovarono al suo interno una quantità talmente alta di arsenico che solo mesi di assunzione avrebbero potuto provocare. Le ipotesi propendono nel dire che la sua morte sia stata provocata da un farmaco contro le lesioni cutanee da antrace (una malattia trasmessa da capre e cavalli). La medicina oltre ad uccidere i batteri delle ferite purtroppo uccise anche il suo corpo.
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