A chi non è mai successo di mangiare per troppo tempo lo stesso cibo e poi di non riuscire più nemmeno a mandarne giù un boccone? Anche se è uno dei nostri alimenti preferiti, potremmo anche non volerne più!
Sono i dati scientifici ad affermarlo chiaramente: se mangiamo grandi quantità dello stesso cibo per un certo tempo, alla fine non lo troveremo più tanto gradevole. Che si tratti di assuefazione o di una certa nausea, per noi quell’alimento diventerà insopportabile!
I dati dimostrano che la sensazione di piacere che si prova ingerendo il primo boccone di cibo tende a scemare, tanto che i bocconi successivi saranno sempre meno gradevoli dei precedenti. Questo accade anche con le porzioni nel piatto: più sono grandi e meno piacere si ricava dagli ultimi morsi.
Un esperimento che dimostra quello di cui stiamo parlando. Alla Stanford University un gruppo di volontari si è sottoposto all’assaggio dei cracker per valutare quanto fossero gradevoli. I risultati hanno evidenziato che:
Anche le porzioni sono importanti, perché più sono piccole più aumenta il senso di fame. Questo è dato dal cosiddetto effetto recency che accade quando le informazioni più recenti, come le ultime parole di un discorso o gli ultimi bocconi di cibo (per rimanere sul pezzo, n.d.r.), vengono ricordate meglio.
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Proprio a causa dell’effetto recency, tendiamo quindi a ricordare il gusto degli ultimi bocconi ingeriti, cosa che va ad interferire con il ricordo del piacere provato a inizio pasto. In pratica, più mangiamo cibo che ci piace e meno lo troveremo di nostro gradimento in futuro, almeno per un po’ di tempo.
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Oltre che per il gusto, le porzioni troppo abbondanti interferiscono anche con l’apporto calorico e di conseguenza con il mantenimento della forma fisica. L’Università di Cambridge ha promosso uno studio su 6.711 partecipanti che ha dimostrato che, se si diminuissero le misure delle stoviglie e la grandezza del packaging che contiene il cibo, il consumo giornaliero di calorie calerebbe del 16% in Gran Bretagna (con una corrispondente riduzione di 279 kcal), e del 29% negli Stati Uniti (527 kcal).
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