A quanto pare per l’ESA l’unico modo che abbiamo per portare degli astronauti su Marte è ibernarli. Ma è fattibile?
L’ESA pensa a come poter condurre gli astronauti su Marte od oltre: vuole ibernarli!
Non è una bufala: L’ESA pensa all’ibernazione degli astronauti come soluzione meno rischiosa per portare a termine i viaggi spaziali verso Marte e oltre. Proprio come nel film Odissea nello spazio, o nel più recente Passengers. Insomma, l’ibernazione (che nella sua versione blanda chiamiamo sonno profondo) può essere una strategia pratica obbligata per far viaggiare gli astronauti nelle lunghe missioni ed evitare di caricare l’astronave con rifornimenti (di cibo e acqua) per più di due anni. L’idea era già stata ventilata anni fa, ma ora è tornata in auge.
Uno studio pubblicato nei giorni scorsi da parte dell’ESA (agenzia spaziale europea) evidenzia come l’ibernazione degli astronauti potrebbe essere l’unica via per permettere all’essere umano di sbarcare (tutto intero) su Marte. In condizioni normali, ipotizzando un viaggio di due anni, la salute dei passeggeri delle astronavi sarebbe sottoposta a un incredibile stress. Inoltre sarebbe complicato caricare tutte le provviste necessarie al sostentamento dell’equipaggio. Ecco perché il sonno profondo potrebbe convenire. Ma, purtroppo, non è così facile ottenere l’ibernazione. In linea teorica potrebbe essere utile, sia per proteggere gli astronauti dall’effetto della microgravità sulla massa ossea e muscolare, sia per questioni di carico. All’ESA ne sono convinti: l’ibernazione aiuterebbe a diminuire problemi fisici e psicologici collegati alla lunga clausura.
Una sfida medica
La medicina spaziale cerca da decenni soluzioni per contrastare gli effetti del volo spaziale sulla salute, che sono simili a quelli dell’invecchiamento precoce. Tante volte, infatti, si è chiamata in causa anche l’ibernazione. Tuttavia non si tratta di un processo sicuro.
Sappiamo che l’umanità vuole quanto prima mettere piede sul pianeta rosso. Con le missioni Artemis, la NASA riporterà l’uomo sulla Luna. Ma, intanto, si sta già pensando al momento in cui l’uomo dovrà calpestare il suolo marziano. Se tutto andrà secondo i piani, gli astronauti potranno raggiungere Marte con una prima spedizione tra qualche decina di anni. Per riuscirci serviranno tuttavia tecnologie attualmente non ancora sviluppate.
Sull’ibernazione degli astronauti
Il viaggio per Marte è lungo. E una simile impresa potrebbe distruggere il corpo e la mente degli astronauti. Lo vediamo anche con chi permane a lungo a bordo della Stazione Spaziale Internazionale… Dopo qualche mese, il corpo umano comincia a soffrire e a sviluppare forti problemi di salute (ossei, circolatori, muscolari). Per la Luna non abbiamo troppo di cui preoccuparci, visto che ci vuole solo qualche giorno per raggiungerla. Ma per arrivare fino a Marte bisognerà affrontare un viaggio di un anno e mezzo. E come potranno resistere, gli astronauti, a uno stress così prolungato? Ibernarli è una soluzione?
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Si tratta di coprire oltre cinquanta milioni di chilometri, e questo se si considera la distanza minima. Per tale ragione l’ESA sta pensando a un piano dinamico per garantire un volo sicuro e non dannoso per la salute. Si ragiona sull’ibernazione per cercare di far sopravvivere gli astronauti durante lo spaventoso volo. L’ibernazione va intesa come una riduzione indotta delle funzioni vitali: far rallentare il battito cardiaco e la respirazione, ridurre il metabolismo e abbassare la temperatura corporea.
La strategia dell’ESA per il viaggio degli astronauti: come ibernarli?
Lo studio condotto dall’ESA con la Mission Concept and Requirements Assessment (MicRA) affronta appunto la problematica della lunghezza dei viaggi verso lo Spazio profondo. Ecco com’è saltata fuori la strana idea per preservare gli astronauti: ibernarli per non farli ammalare e soffrire. Il lungo sonno, simile a un letargo animale, può preservare la salute degli astronauti nonostante l’aggressione della microgravità.
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Questa strategia di sopravvivenza suona però un po’ troppo ardita. Quando si parla d’ibernazione, in scienza, ci sono infatti più dubbi che certezze. Bisogna per questo studiare meglio dal punto di vista biologico la fattibilità di una simile iniziativa. Diciamo che la nostra scienza medica non sa ancora gestire con sicurezza l’ibernazione. È più una cosa da film di fantascienza… Cioè, tecnicamente sappiamo ibernare un uomo (ci sono cliniche che offrono questi servizi a pagamento), ma non siamo sicuri che sia possibile riportare in vita il soggetto congelato.