Alcuni ricercatori della Montana State University hanno scoperto un piccolo buco nero che, con i suoi getti di gas, genera nuove stelle invece che inghiottirle. Com’è possibile?
La dottoressa Amy Reines ne è convinta: i getti di gas prodotti da un piccolo buco nero possono aver dato forma a delle nuove stelle. Per l’astrofisica americana si tratta di un fenomeno concettuale noto e inconfutabile, anche se solo di recente ha potuto riscontrarlo dal “vivo”. Da tempo la Reines provava infatti a far accettare questa sua ipotesi, ma la comunità scientifica non era mai apparsa abbastanza persuasa. Nuove evidenze cambiano tuttavia lo scenario e danno valore al lavoro del team dell’astrofisica. Quindi la sua scoperta potrebbe aiutarci a comprendere meglio le prime fasi dalla formazioni dei buchi neri primordiali che hanno contribuito allo sviluppo del cosmo.
Il team di ricercatori statunitensi della Montana State University giudato da Amy Reines ha già pubblicato un interessante studio sul buco nero sulla rivista Nature. L’articolo tratta non solo della scoperta del buco nero ma anche del processo con cui questo corpo, posto al centro di una piccola galassia lontana, abbia creato delle stelle, invece di inghiottirle.
I dati raccolti provengono dal telescopio Hubble. La galassia di appartenenza è Henize 2-10. Ed è una galassia di modeste dimensioni: ha solo un decimo del numero di stelle presenti nella Via Lattea. Secondo Hubble questo buco nero si trova a trenta milioni di anni luce di distanza da noi, nei pressi della costellazione meridionale della Bussola.
In base ai loro studi, la Reines è gli altri ricercatori avevano subito subodorato qualcosa di insolito. Il buco nero di Henize 2-10 si comportava in modo strano… Poi, grazie a Hubble, gli astrofisici hanno potuto connettere questo corpo celeste con lo sviluppo di una vicina regione di formazione stellare, posto a duecentotrenta anni luce di distanza. Gli astrofisici hanno insomma dimostrato come il piccolo buco nero di Henize 2-10 sia collegato da un cordone di gas a una lontana regione in cui si è notata la produzione di nuove stelle. E non è tutto. A sua volta, questa regione, sembra protetta da un denso bozzolo di gas (indipendente da quello emesso dal buco nero).
Alcuni milioni di anni fa, un getto emesso dal buco nero ha impattato il bozzolo, innescando una reazione che ne ha espanso le dimensioni. Ed è così che si sono sviluppati nuovi ammassi stellari.
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E qui viene il bello… Come mai il flusso di gas proveniente dal buco nero si è mosso con violenza, a circa 1,6 milioni di chilometri orari, proprio contro la barriera che proteggeva le stelle della regione? E come mai il gas che ha colpito con forza il bozzolo denso non lo ha risucchiato? L’impatto, infatti, ha solamente creato delle crepe e caricato il bossolo. E solo grazie a questi urti e a questa carica abbiamo poi assistito alla liberazione delle stelle appena nate. È proprio come vedere un uovo che si schiude.
Si tratta di un effetto davvero strano. Di solito, con i buchi neri, avviene l’opposto. Nelle galassie più grandi, vediamo infatti i buchi neri supermassicci centrali divorare tutto il materiale galattico circostante. Forse il potere creatore di questo piccolo buco nero dipende allora dalla sua dimensione. I grandi buchi neri generano anche loro tremendi getti ardenti di plasma. Ma le nubi di gas catturate non riescono a raffreddarsi e così si consumano. Con il piccolo buco nero, invece, questi gas si sono raffreddati, e hanno formato nuove stelle.
Spiegata in modo semplice, la questione suona così: ogni corpo che cade in buco nero viene attratto dai suoi campi magnetici circostanti. Poi, almeno parte di questa materia risucchiata, invece di precipitare, viene rigettata a causa di particolari interazioni gravitazionali. I rigetti assumono la forma di flussi di plasma che si muovono a velocità prossime a quella della luce. Quando questi getti riescono a raffreddarsi prima di svanire si formano delle nuove stelle.
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Con il nostro buco nero è successo qualcosa del genere. Il gas espulso dal buco nero meno massiccio in Henize 2-10 è infatti sufficientemente compresso e ha temperature adatte a contribuire alla formazione di nuove stelle con i suoi getti di materiale.
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