Nei mesi scorsi si è acceso il dibattito politico e civile sulla necessità della sanità digitale. Sapevamo che in Italia ci sono finanziamenti ad hoc, previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, per ammodernare il parco tecnologico ospedaliero. Però tutto è rimasto fermo per mesi. Qualcosa sta cambiando?
Sanità digitale: i primi movimenti
Il nostro sistema sanitario deve aggiornarsi e migliorare dal punto di vista delle tecnologie. Soprattutto è necessario intervenire sul fronte dell’interoperabilità tra Regioni. E lo possiamo fare solo partendo con il progetto di conversione all’elettronico previsto dal modello di sanità digitale.
In Italia abbiamo ventuno sistemi sanitari che non comunicano fra loro. Ciò comporta ritardi, problemi gestionali, disservizi e soprattutto danni ai pazienti e ai cittadini. Da anni si invoca una digitalizzazione del sistema nazionale sanitario. Ma la sanità digitale per ora è rimasta un miraggio. I fondi ci sono. Ma nessuno si è ancora mosso in concreto. Le prime Regioni a darsi da fare sono il Lazio e la Lombardia. Cerchiamo di capire cosa sta succedendo.
Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio, ha previsto centodue milioni di euro per l’ammodernamento del parco tecnologico ospedaliero. In Lombardia è stata approvata la delibera per la gestione telematica dei processi sociosanitari territoriali e per lo sviluppo dei processi di telemedicina. L’investimento totale, in questo caso, sarebbe di dieci milioni. Non è abbastanza, neanche per il Lazio.
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Ciononostante Lazio e Lombardia sono le uniche due Regioni che hanno dato il via a dei piani per l’ammodernamento del sistema. Secondo informazioni trapelate dal Governo, il Lazio dovrebbe arrivare a investire più di cinquecento milioni di euro nella sanità. Questi fondi, stanziati dal Governo, appunto, tramite il RNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), saranno articolati in tre misure: potenziamento della sanità territoriale, ammodernamento tecnologico, adeguamento antisismico degli ospedali.
Reti di prossimità e telemedicina
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nella Missione 6, prevede sette miliardi per lo sviluppo delle reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale. In più il Governo ha stanziato 8,63 miliardi per l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, con focus particolare sul Fascicolo Sanitario Elettronico.
Le reti di prossimità rappresentano la creazione di presidi sul territorio collegate a strutture intermedie: si tratta insomma di case della comunità, piccoli ambulatori, strutture dedicate a problemi particolari, che possono essere dirette dai grandi ospedali o a essi collegate grazie alla telemedicina. Con la telemedicina, infatti, si possono rafforzare le prestazioni erogate sul territorio grazie al potenziamento e alla creazione di strutture ad hoc. I servizi socio-sanitari particolari e di prossimità sono infatti necessari in molte zone disagiate del Paese. E vanno gestite attraverso l’innovazione e un collegamento veloce con le grandi strutture ospedaliere.
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Da qui si passa ovviamente all’esigenza di rinnovamento e ammodernamento delle strutture tecnologiche e digitali esistenti. Innanzitutto va completata la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). E poi c’è bisogno di una migliore capacità di erogazione e monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) attraverso più efficaci sistemi informativi.