In passato molti studiosi hanno sostenuto con forza che l’omosessualità maschile era causata da anomalie genetiche. Oggi la scienza smentisce questa convinzione, affermando che la genetica non è assolutamente correlata alle scelte sessuali personali.
Omosessualità e geni
Uno studio condotto sulle varianti genetiche, ha chiaramente dimostrato che non vi è la presenza di una fra queste in grado di determinare un certo comportamento sessuale. Non esiste quindi un gene gay, come a molti ha fatto comodo credere per anni! I dati sono stati raccolti analizzando un campione di circa mezzo milione di persone, tra gli Stati Uniti e il Regno Unito.
Le varianti genetiche comuni, trovate nelle persone che hanno avuto almeno un’esperienza omossessuale, sono 5 ma, secondo gli studiosi, non sembra siano determinanti a stabilire un orientamento della vita intima di un individuo. Queste varianti si chiamano SNP, polimorfismo a singolo nucleotide, e sono diffuse anche in persone dichiaratamente eterosessuali.
L’omosessualità è determinata da varianti genetiche?
Secondo la ricerca, ogni SNP avrebbe una capacità molto bassa di predire che qualcuno possa avere un partner dello stesso sesso. Più precisamente, la capacità di previsione sarebbe inferiore all’1 %. La genetica, quindi, non può essere chiamata in causa per determinare l’orientamento sessuale delle persone. In particolare, i ricercatori hanno scoperto che due dei marcatori genetici analizzati si trovano vicino a geni collegati agli ormoni sessuali e all’olfatto che, come ben sappiamo, svolgono un ruolo importante nello scatenare l’attrazione sessuale tra le persone.
Il gene gay e i fattori ambientali sono stati, fin dagli anni ‘60, considerati come le uniche due spiegazioni scientifiche sull’omosessualità. Ai tempi, era stato identificato un marker genetico, Xq28, correlato alla sessualità maschile gay: questa correlazione, come si è visto, non è riuscita comunque a dare una spiegazione sufficiente riguardo la questione.
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Risultati importanti
Nonostante gli scettici, la maggior parte della comunità scientifica ha accolto con favore i dati raccolti. William Rice, genetista evoluzionista dell’Università della California, afferma che c’è ancora molto da capire sulla biologia dell’omosessualità, e che la scienza è rimasta indietro con le ricerche in questo campo.
Secondo, invece, Greg Neely, dell’Università di Sydney, lo studio fatto sul campione degli intervistati è sottorappresentato, considerando l’età media troppo alta delle persone prese in esame (tra i 40 e i 70 anni). Per questo motivo, la questione dovrebbe essere studiata in modo più approfondito. Neely afferma che:
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“l’attrazione per lo stesso sesso non è inversamente correlata all’attrazione per il sesso opposto. Questo significa che è necessaria una comprensione sociale più sfumata sull’orientamento sessuale, che deve includere anche la bisessualità e l’asessualità”.