Il semidio Ercole un tempo era una delle divinità più amate in Italia. Numerosissimi luoghi italiani sono ancora legati da siti storici, leggende e tradizioni millenarie a questo eroe dell’Antichità. Un dio che aiutava i più deboli e che amava la nostra penisola.
Il mito di Ercole, l’eroe divino che amava l’Italia
Eracle, o Ercole, figlio di Zeus e Alcmena, non era proprio un dio. Sarebbe più corretto parlare di un eroe o di un semidio. A separarlo dalla stirpe degli dèi non era tanto il valore o il potere. Egli si sentiva più vicino agli uomini, e per questo era solito scontrarsi con Zeus, suo padre, che invece voleva tenerselo accanto sull’Olimpo, come faceva la maggior parte delle divinità maggiori. Questa figura mitologica era venerata in molte zone d’Italia prima ancora dell’imporsi del pantheon olimpico. Ercole si chiamava Herkle per gli Etruschi. Nel Sud Italia, gli abitanti della Magna Grecia lo conoscevano come Eracle. Era Ogmios per i Celti.
Secondo molti ricercatori, in Italia esisteva una via Heracleia, cioè di Ercole, che ripercorreva i suoi viaggi nella penisola. Secondo questa leggenda, chiunque transitasse su quella via si sentiva protetto e nessuno poteva rapinarlo o aggredirlo, perché il semidio lo avrebbe salvaguardato. Questa via partiva dalla Sicilia e, lungo la dorsale tirrenica, percorreva la Calabria, la Campania, il Lazio e la Toscana. Dall’appennino tosco-emiliano arrivava poi in Veneto e in Lombardia. Dal Piemonte finiva poi oltre le Alpi, in Provenza.
Città e luoghi dedicati al semidio
Molte cittadine antiche dedicarono il loro nome a questo dio. Secondo la tradizione furono fondate proprio dal figlio forzuto di Zeus. La più famosa è ovviamente Ercolano, sede degli scavi romani. Ma c’è anche una piccola Herculeia che dovrebbe corrispondere all’odierna San Marco di Castellabate in Cilento. Anche il lago Averno, in Campania, sarebbe nato grazie a lui. In Lucania c’era una città chiamata Eraclea. E in Sicilia abbiamo una Eraclea Minoa.
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A Tivoli vi sono i grandiosi resti del santuario di Ercole vincitore, a conferma di un fiorente culto imperiale dedicato a questa divinità. Secondo alcuni interpreti potrebbe anche darsi che il primo culto di Ercole sia nato proprio a Tivoli e da lì si sarebbe poi sviluppato anche a Roma. Altri studiosi credono invece che il culto sia nato a Cuma, altra città in cui Eracle era venerato come un dio supremo.
A Roma, nel Foro Boario, si conserva ancora quasi intatto il Tempio di Ercole Vincitore che quasi certamente conteneva la statua in bronzo dorato dell’eroe. Troviamo una statua colossale del semidio anche nelle terme di Caracalla. Molte antiche contrade del litorale adriatico rivelano antichi nomi di radice mitica: l’eroe era infatti anche il protettore dei commerci e custode della transumanza delle greggi.
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Come sappiamo dal mito l’eroe frequentò l’Italia in occasione della sua decima fatica. Nel Lazio sconfisse il centauro Caco. Giunto nell’area vulcanica dei Campi Flegrei, si scontrò con i giganti Leuterni e pare abbia dato origine al Lago Averno, chiudendo un golfo. A Cuma nascose le spoglie del cinghiale di Erimanto. In Basilicata viene conservato un macigno sacro che, secondo la tradizione, l’eroe avrebbe spostato con un dito. Ci sono tracce del semidio anche in Sicilia, a Segesta, a Siracusa, a Orvieto, a Cerveteri e sulle Alpi. In Friuli, a Zuglio e a Cividale, sono state trovate statuette preromane che raffigurano l’eroe.