Il cioccolato per gli antichi Maya era una cosa seria. Tutti i nobili consumavano cacao sotto forma di bevanda rituale e cerimoniale. Ma non solo… I semi di cacao erano talmente preziosi da venire adoperati anche come moneta. Il nome scientifico del cacao introdotto in Europa era appunto Amygdalae pecuniariae, ovvero mandorla di denaro.
A quanto ne sappiamo i Maya sono stati i primi scopritori e i primi coltivatori del cacao. Secondo una leggenda azteca, la pianta venne donata dal dio Quetzalcoatl per alleviare gli esseri umani dalla fatica. Gli europei vennero a contatto con i semi del cacao quando, durante il suo quarto viaggio nelle Americhe, Cristoforo Colombo li ricevette in dono presso l’isola di Guanaja. Il povero Colombo ci rimase un po’ male: si aspettava pietre preziose od oro… Ma ciò testimonia che i semi erano considerati come delle monete. Nella civiltà azteca è certo che il cacao fosse stimato come un bene di lusso. I semi erano importati in Messico, perché la pianta non cresceva sul territorio dell’impero.
Presso i Maya il consumo del cacao era una prerogativa dei ceti alti. Solo nobili, guerrieri e sacerdoti potevano berne. E nei mercati i semi erano usati come moneta per acquistare oggetti di grande valore. Le fonti del tempo narrano anche di frequenti contraffazioni effettuate riempiendo i gusci vuoti con sporcizia o fango. Proprio dal termine azteco che indica questa contraffazioni, xocoatl, deriva la parola “cioccolato”.
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I semi di cacao arrivano in Europa solo con Hernán Cortés verso il 1530. E così, anche in Europa, si diffuse il cioccolato: prima solo come bevanda e dopo il XVIII secolo anche come prodotto solido.
Se veniva usato come una moneta, il seme di cacao doveva essere non solo prezioso ma anche raro. Quindi, per le popolazioni dell’America centrale, il cacao era una pianta non così diffusa come crediamo oggi. I Maya lo consideravano come un dono degli dèi. Lo utilizzavano come integratore di energia e cibo afrodisiaco, come stupefacente collegato a riti sciamanici e a bevanda sacrificale. In più, come abbiamo visto, i semi del cacao fungevano da moneta di scambio.
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Una prova che il cacao fosse davvero utilizzato come moneta dai Maya proviene dalle opere artistiche sopravvissute nel tempo. Certe raffigurazioni mostrano i nobili circondati da enormi pile di semi, di sicuro non messe lì per puro caso: erano simboli di ricchezza. Anche il popolo degli Aztechi utilizzava la pianta e i suoi semi come simbolo di potere e benessere finanziario. Secondo alcuni archeologi nelle antiche città azteche i cocci dei semi utilizzati per fare il cioccolato non venivano buttati: erano riciclati e riempiti con fango, per essere smerciati come semi nuovi. Ma quanti semi ci sono in ogni cabossa? All’interno della polpa del frutto sono racchiusi numerosi semi ovali e piatti: dai dieci ai cinquanta, disposti in file di cinque. Questi semini sono a forma di mandorla, e presentano un colore bruno-violaceo.
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