Witold Pilecki è un eroe della Seconda Guerra Mondiale. Questo militare polacco entrò nel lager di Auschwitz per organizzare una rivolta armata fra i prigionieri. Fu lui a rivelare al mondo, già nel 1942, molti degli orrori legati ai crimini nazisti. Ma come fece a infiltrarsi in un campo di concentramento?
Pilecki era un giovane polacco appartenente a una famiglia nobile decaduta. Era molto cattolico e un convinto antinazista. Durante la Seconda Guerra Mondiale tentò una disperata azione di spionaggio: voleva infiltrarsi in un lager per far scoppiare una rivolta contro i gerarchi nazisti. Il 19 settembre 1940, con il permesso dei suoi superiori, si fece arrestare dalla Gestapo. Si autodenunciò come ebreo a Żoliborz e fu internato nel campo di concentramento di Auschwitz sotto il falso nome di Tomasz Serafinski. Pilecki credeva fosse possibile organizzare una rete di resistenza e raccogliere informazioni preziose da trasmettere agli Alleati.
All’interno del campo di concentramento formò la Zwiazek Organizacji Wojskowych, un’organizzazione segreta composta da gruppi operanti di piccole unità. Tutti questi gruppi agivano però in modo indipendente, per non essere scoperti dai nazisti. Dopo un mese di carcerazione e lavori forzati riuscì a far filtrare all’esterno il suo primo rapporto. Questi documenti giunsero nel 1941 sui tavoli dell’Ufficio VI dello Stato maggiore dell’esercito polacco in esilio.
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Pilecki parlava dei forni crematori, delle condizioni pietose dei prigionieri, dalla violenza e dell’inumanità di cui era diventato diretto testimone. I polacchi mandarono subito il rapporto agli inglesi. Ma a Londra reputarono quel rapporto poco credibile: lo definirono “esagerato”. Witold non si fermò. Affidò altri documenti a quattro prigioneri che aiutò a fuggire dal campo.
Sappiamo che Pilecki rimase ad Auschwitz quasi mille giorni. Nella notte tra il 26 e il 27 aprile 1943 riuscì a evadere. Fu allora che scrisse il suo terzo e ultimo rapporto. Trattò con incredibile realismo della persecuzione degli ebrei e giurò di dire il vero. Era ormai consapevole che gli Alleati non credessero ai suoi rapporti. Ecco cosa scrisse l’agente: “Anche la minima bugia profanerebbe la memoria di quelle degne persone che persero la vita laggiù”. Anche questo rapporto arrivò a Londra e di nuovo gli inglesi nicchiarono. Nel frattempo il tenente Pilecki partecipò alla Rivolta di Varsavia. Alla fine della guerra raggiunse l’Italia con il generale Władysław Anders per aiutare i partigiani.
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Tre anni dopo la fine della guerra, questo eroe poco conosciuto fu condannato a morte e trucidato per ordine dei gerarchi comunisti polacchi, istigati dai sovietici. Pilecki fu infatti accusato di anticomunismo e ricercato per lunghi mesi. Poteva rimanersene in Italia, ma il soldato volle tornare in Patria per aiutare la sua gente. E così morì. Se vi interessa approfondire questa storia, procuratevi il rapporto del tenente. C’è una traduzione italiana: Il volontario di Auschwitz, pubblicata da Piemme.
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