Una divinità o dio è un essere soprannaturale considerato sacro dagli uomini, un’entità a cui rimettersi, per superare le difficoltà della vita, e in cui credere, per continuare a sperare. L’uomo, dagli albori della sua storia, ha sempre cercato Dio. E in certi casi sembra che Dio abbia cercato l’uomo. Dalla preistoria a oggi, questa doppia ricerca non si è mai arrestata.
Lo studio sulle origini dell’uomo ci porta a immaginare che gli esseri umani abbiano sempre ricercato con il pensiero astratto o sentimentale una figura divina. Possiamo isolare un probabile culto religioso già nel periodo preistorico, grazie a iscrizioni e a disegni rupestri trovati nei primi insediamenti dei Sapiens. Ovviamente, non è chiaro cosa rappresentassero davvero questi graffiti. Può anche darsi che fossero semplici decorazioni. Eppure molti archeologi e storici della religione sospettano che potessero essere segni propiziatori o immagini di sacrifici rituali.
L’uomo primitivo, secondo questa interpretazione, disegnava un bisonte o un altro animale prima di cacciarlo, credendo che il disegno avrebbe favorito la sua attività. E con questo disegno ringraziava lo spirito della natura che gli concedeva nutrimento. Da ciò avrebbe preso il via il culto che definiamo animistico.
Fino a qualche anno fa gli archeologi interpretavano ogni statuetta femminile preistorica come una rappresentazione di un’unica dea primordiale, l’antenata di dee storicamente attestate come Inanna, Ishtar, Cibele o Afrodite. Oggi sappiamo che questa generalizzazione non è corretta. Possiamo però isolare alcuni manufatti che rispondono a caratteristiche “divine”. È il caso della Venere di Willendorf, una statuetta femminile trovata in Europa e datata intorno al 25.000 a.C., che potrebbe essere appunto un’antica dea madre. Le prime divinità rappresentate e coerenti con un sistema mitologico sono state scoperte ad ‘Ain Ghazal a a Çatalhöyük.
Se intendiamo il fenomeno religioso come un concetto universale, insito cioè naturalmente in ogni uomo, non ha senso cercarne un’origine storica, dato che ogni essere vivente è stato a suo modo spirituale. Se invece vogliamo studiare la religione come un sistema di culti che si sono evoluti insieme alla società umana, dobbiamo investigare sulla psicologia e sui bisogni materiali dei primitivi, perché è da lì che è sorta l’idea di Dio.
Secondo molte scuole antropologiche i Sapiens avrebbero sviluppato l’idea di Dio dopo aver inaugurato un culto dei morti. Per proteggere i defunti dagli animali e dalle intemperie, i primitivi iniziarono a seppellire i cadaveri. Queste sepolture furono poi nel tempo omaggiate da visite, doni e cure, cioè divennero azioni consuete e poi forme di culto. Proprio con il culto si inaugura una dimensione religiosa. Ma che cosa significa religione?
Il termine viene dal greco thrēskos, ossia “timore”, (quindi “timore di Dio”), che a sua volta proviene throeō, ovvero “gridare”, “spaventarsi”. Nella cultura spirituale della Grecia antica non esisteva un termine che riassumesse quello che noi intendiamo oggi per “religione”. La thrēskeia indicava la modalità formale con cui andava celebrato il culto a favore degli dèi. La religio dei Romani, allo stesso modo, corrisponde alla cura nei confronti dell’esecuzione del rito politeista. Questi dèi si sono sviluppati come personificazioni e poi astrazioni di oggetti e fenomeni naturali.
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Quindi, dalla sepoltura deve essere sorta l’idea di anima. E dall’anima si è poi passati all’idea che ogni fenomeno inspiegabile o fuori dal controllo umano potesse dipendere da una divinità, da un creatore o da un’entità superiore. Tutte le prime società praticavano sacrifici per omaggiare Dio o gli dèi. Si bruciavano parti della cacciagione e del raccolto per restituire alla divinità una parte del guadagno.
Sacrificio significa proprio “rendere sacro“, cioè innalzare un bene terreno alla divinità per scacciare le potenze nocive, la malattia, la morte. Tutte le religioni politeiste si bastavano sul sacrificio cruento. Si immolavano buoi, agnelli o cavalli prima di ogni celebrazione e di ogni festa. Guerre, matrimoni, decisioni politiche e iniziative pratiche potevano aver luogo solo dopo essere entrati in contatto con la divinità tramite un sacrificio. Anche l’Ebraismo era una religione sacrificale (come testimonia in più punti la Bibbia).
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Il Cristianesimo sostituisce il sacrificio cruento con il sacrificio di Gesù sulla croce. L’Eucarestia è un banchetto di carne sacrificale: il cristiano mangia il corpo di Cristo e beve il suo sangue. Ma il contatto con Dio è possibile soprattutto attraverso la preghiera, che per i cristiani diventa il nuovo medium diretto di comunione con la divinità.
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