Un gesto diventato tradizione: non esiste un campione che non abbia una foto mentre morde il metallo.
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Una tradizione ormai consolidata. Tutti gli atleti che vincono una medaglia – d’oro, d’argento o di bronzo – hanno l’abitudine di mettersi in posa per morderla. Un gesto divenuto comune, quasi scaramantico, tanto è vero che sembra strano non vederlo compiersi. Ma non si tratta di una moda, ma di una vera constatazione di autenticità.
Il “morso” olimpico per constatare la veridicità dell’oro contro i falsari
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Di sicuro resta uno scatto iconico quello che vede l’atleta portare alla bocca l’agognato premio. Assaporare insomma la vittoria, dopo sacrifici e fatiche. Dietro questa usanza di “mordere” si cela però un significato arcaico pratico: constatare la veridicità del metallo contro i falsari. L’autenticità delle monete e dei pezzi aurei veniva testata in passato attraverso la tecnica del morso. Essendo l’oro un metallo malleabile, gli antichi credevano che mordendo un oggetto “aureo” potessero rimanere impressi i segni dei denti.
Un test che oggi perde di significato visto che le medaglie non sono fatte d’oro
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Una cosa è il significato, un altro il valore. Per quanto riguarda le medaglie olimpiche in oro le direttive del Comitato Internazionale Olimpico parlano chiaro: argento, non oro.
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Questo non vuol dire che vincere una competizione alle Olimpiadi valga poco, anzi. Il corrispettivo compenso – per primo, secondo e terzo posto in podio – viene deciso dalle singole nazioni che elargiscono un premio in denaro agli atleti di successo.
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La medaglia d’oro resta un simbolo. Ma di cosa è fatta nella fattispecie quella che mettono al collo gli atleti? Secondo lo stesso Comitato Internazionale Olimpico essa – grande 60 millimetri di diametro e 3 millimetri di spessore – deve contenere almeno 6 grammi di oro. Il restante? Altri metalli, tra cui una percentuale del 92.5 di argento.