L’inquietante Ed Kemper iniziò la sua carriera omicida ammazzando i propri nonni, quando aveva solo quindici anni. Successivamente uccise e smembrò sei autostoppiste nella zona di Santa Cruz. Si macchiò anche del crimine di cannibalismo, divorando almeno una di queste studentesse. Infine assassinò sua madre e una sua amica. Eccovi la terribile storia del serial killer delle studentesse.
Il serial killer delle studentesse: la storia di Ed Kemper
Edmund Kemper, meglio conosciuto come Ed Kemper, nacque il 18 dicembre del 1948, a Burbank, non lontano da Los Angeles. I suoi maestri lo descrissero come un bambino molto intelligente e sensibile. Presto però il ragazzino cominciò a manifestare chiari disturbi psichici. La madre, non sapendolo gestire, lo colpevolizzava e lo puniva. I suoi coetanei lo bullizzavano e lo escludevano. A dieci anni, Ed fu mandato in seminterrato: la madre aveva paura che il ragazzino potesse fare del male alla sorella. A causa di questi problemi, i genitori divorziarono. Ed veniva spesso sorpreso a uccidere e a torturare animali. Per gioco, chiedeva alla madre di fingersi morta.
A quindici anni, Edmund andò a vivere con i nonni paterni. Ma a Ed, quei due vecchietti, non andavano molto a genio: il 27 agosto del 1964, li ammazzò entrambi, con una pistola. Pentito delle sue azioni, chiamò immediatamente la madre che lo convinse a rivolgersi alla polizia.
Internato in un ospedale psichiatrico criminale, Ed Kemper fu seguito con zelo da un terapeuta. Venne fuori che il ragazzo dimostrava un quoziente intellettivo superiore alla media ma che era affetto da una grave schizofrenia paranoide. Cinque anni dopo, nel 1969, Kemper venne rilasciato e riaffidato alla madre. E pareva quasi che fosse guarito.
Il killer che voleva essere un poliziotto
Ed sognava di poter diventare un poliziotto. A causa dei suoi problemi mentali venne due volte scartato dalle selezioni. Tutti lo chiamavano Big Ed, perché era alto più di due metri e pesava intorno ai 140 chili. Pare che i poliziotti della contea gli volessero bene e che lo invitassero spesso in centrale o nei bar da loro frequentati. Qualcuno lo aiutò anche a trovarsi un lavoro. Ed iniziò infatti a lavorare nelle autostrade.
Proprio in autostrada, nell’area di Santa Cruz, il serial killer cominciò a sfogare il suo istinto omicida. Voleva raccattare qualche autostoppista, per violentarla e torturarla. Ci aveva provato un paio di volte, ma non era riuscito ad andare fino in fondo. Poi nel 1972 prese in macchina le prime due vittime: Mary Ann Pesce e Anita Luchessa. Erano due studentesse diciottenni, che facevano l’autostop per raggiungere la Berkeley University. Ed Kemper portò le giovani ragazze in una zona di campagna dove le strangolò. Dopo averle uccise, Ed dilaniò i cadaveri a coltellate.
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Altre vittime
La notte del 14 settembre 1972 Kemper raccolse dalla strada la quindicenne Aiko Koo, La minacciò con una pistola per farla salire in macchina. Poi la strangolò. Si portò il cadavere a casa della madre. Nella sua stanza, violentò e dissezionò il cadavere.
Il 7 gennaio 1973 a morire fu la diciannovenne Cindy Schall. Cindy morì per via di un colpo di pistola. Di nuovo, Big Ed portò il corpo a casa della madre e lo smembrò. E qui, il giovane pensò di fare uno scherzo alla madre: seppellì la testa di Cindy in giardino con il viso rivolto verso le finestre della camera della madre. Meno di un mese dopo, il 5 febbraio, si caricò in macchina la ventiquattrenne Rosalind Thorpe e la ventitreenne Alice Liu. Le sparò e poi se le portò morte in casa, per violentarle e smembrarle.
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Venerdì 20 aprile 1973, Ed uccise la madre nel sonno colpendola con un martello. Successivamente la decapitò, ne violentò il cadavere e mise la testa sulla mensola del caminetto. Usò questa testa come bersaglio per le freccette. E non finisce qui... Le strappò le corde vocali e le gettò nel tritarifiuti. Qualche ora dopo invitò a casa un’amica della madre, la cinquantanovenne Sally Hallett. Appena la donna arrivò, la strangolò e uscì di casa.
Kemper uscì a farsi un giro in auto. Si fermò in mezzo all’autostrada. Qui chiamò la polizia e confessò tutti i suoi omicidi. Fu condannato all’ergastolo.