I tacchi, elementi di supporto per calzature dalla funzione squisitamente estetica, sono oggi un simbolo puro di femminilità. Eppure questi preziosi e spesso scomodi rialzi da porre sotto il calcagno sono nati per gli uomini…
Dicevamo: la funzione principale dei tacchi è estetica. Servono ad aumentare la statura e a dare slancio al polpaccio. Ecco perché piacciono così tanto alle donne. Ma la storia dei tacchi parte da intenzioni differenti. Il tacco fu infatti introdotto nel II secolo d.C. in Persia in ambito bellico. Qualche ingenere militare s’inventò i tacchi per dare maggiore stabilità ai cavalieri sulle staffe durante le battaglie. Successivamente, intorno al XIV secolo, i tacchi tornarono di moda… I grandi dignitari turchi, i cavalieri ottomani e i giovani in cerca di moglie a Costantinopoli erano soliti indossare scarpe di velluto con rialzi sotto i talloni per sembrare più alti. C’era anche un’esigenza pratica: vestendo lunghe tonache, questi uomini dovevano evitare di calpestare i tessuti e di inciampare.
Dalla Turchia, la moda si diffuse presto in Ungheria e in Romania. Poi attorno al XVII secolo la presenza dei tacchi si era già sviluppata in tutt’Europa e trasformata in mania. Anche allora, però, la scarpa col tacco era una prerogativa maschile.
Tanto scomodi quanto necessari, i rialzi per calzature divennero in epoca barocca un must per tutti i nobili. Nessuno più li sfruttava solo in equitazione. Secondo la leggenda, la moda scoppiò grazie a re Luigi XIV, a cui piaceva indossare dei bei tacchi di dodici centimetri con una suola rossa, per mostrarsi più alto e regale di fronte ai suoi sudditi. Pare che nella sua collezione ci fossero almeno trecento scarpe con tacco.
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L’uso femminile dei tacchi nasce come imitazione dello stile maschile. Verso la metà del XVII secolo, infatti, le donne iniziarono a tagliarsi i capelli, a fumare la pipa e a portarsi dietro la spada, per avere un aspetto più mascolino. E perciò presero anche a indossare dei rialzi, che erano considerati elementi prettamente maschili.
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Nel Settecento cominciò una diversificazione: gli uomini sceglievano un tacco più basso e squadrato, le donne un tacco più lungo e slanciato. Poi, per un po’, tornarono di moda le scarpe basse, dato che il tacco era diventato sinonimo di scarpa “povera”, o da lavoro. Da quel momento in poi le scarpe alte sono diventate una prerogativa muliebre. Solo negli anni ’70 del Novecento la moda maschile ha provato a reintrodurre il tacco, ma con scarso successo. In quegli anni si parlava di zeppe…
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