L’antisemitismo è un sentimento molto antico. L’avversione discriminatoria rivolta contro gli ebrei risale infatti a più di duemila anni fa. Già in epoca precristiana, secondo gli storici, in tutto l’Occidente era sviluppato un odio etnico nei confronti delle popolazioni semitiche di religione ebraica: l’antigiudaismo. Ma com’è nato questo terribile sentimento e come si è sviluppato?
Dopo una prima fase, nota come antigiudaismo, che comportava intolleranza nei confronti dell’etnia ebraica sia nell’antica Grecia che nell’antica Roma, l’odio contro gli Ebrei si è estremizzato nel Medioevo, per questioni religiose. Con il crollo dell’Impero Romano si è infatti diffuso un ostinato antisemitismo di matrice cristiana. Parallelamente a ciò, nei Paesi arabi, è nato un antisemitismo musulmano che, almeno nei secoli del Medioevo, era molto più sfumato, poiché gli ebrei erano una classe protetta nei califfati antichi. Nell’Ottocento, abbiamo visto lo sviluppo dell’antisemitismo politico, una forma di intolleranza giustificata da preconcetti sociali ed economici. Da qui, alla fine dell’Ottocento, è nato l’antisemitismo razziale che è culminato nell’ideologia nazista. Ma l’odio contro gli ebrei non è mai finito. Ancora oggi parliamo di neoantisemitismo, diffuso in modo trasversale nel mondo. Si proclamano antisemiti i neonazisti, molti internazionalisti di sinistra e gli estremisti islamici.
Il termine “antisemitismo” venne usato per la prima volta agli inizi del XIX secolo, ma come abbiamo visto il fenomeno è molto, molto più antico. Quest’ostilità, sviluppatasi per motivi religiosi, e intensificatasi dopo il terzo Concilio Lateranense, si acuì nel momento in cui gli Ebrei furono riconosciuti dalla società medievale come gruppo a sé stante, separato.
La critica più antica verso il popolo ebraico era quella che ineriva appunto alla loro chiusura. Ma gli Ebrei erano chiusi perché ghettizzati in quasi ogni luogo in cui vivevano. Erano stati scacciati dalla Palestina al tempo dell’imperatore romano Tito, e da allora vivevano in Europa, in comunità più o meno appartate. Per preservare la loro identità culturale e sociale, le famiglie ebraiche sposarono spesso un’ortodossia formale e sostanziale: si differenziavano e si distaccavano dagli altri per non perdere le loro radici, potremmo dire.
Un’altra associazione solita era quella fra ebreo e strozzino. Storicamente è indubbio che furono gli Ebrei i primi a creare un monopolio dell’usura. Praticavano il prestito di denaro, perché quest’attività era preclusa per motivi religiosi ai cristiani.
L’esplosione a livello globale dell’antisemitismo si ebbe però solo nell’Ottocento. Sulla base di secolari odi religiosi e sociali, molti teorici si applicarono per dar vita a una condanna storica e culturale della popolazione ebraica. Episodi di ghettizzazione, violenza e pura intolleranza erano all’ordine del giorno in Russia e in Polonia. Da lì, l’odio contro gli Ebrei si sviluppò anche in Francia (il caso Dreyfus), in Austria e in Germania. In Austria e in Germania si accusarono apertamente gli Ebrei come responsabili della sconfitta della Germania nella Prima Guerra Mondiale. Si diffusero voci su una congiura ebraica volta alla costituzione di un’internazionale di capitalisti e di sfruttatori tendente al dominio del mondo.
ll termine “anti-semitismo” venne coniato dall’agitatore e pubblicista tedesco Wilhelm Marr nel 1881. In realtà già nel 1879, Marr aveva fondato la Lega antisemita e fatto pubblicare un libro intitolato The Victory of Judaism over Germandom dove denunciava un complotto ebraico contro la Germania.
In Germania nacquero tanti partiti politici antisemiti. Tra questi c’era anche il Partito Sociale Cristiano fondato dal teologo luterano Adolf Stoecker, che era il cappellano personale del Kaiser Guglielmo I di Germania. Nello stesso periodo si produssero falsi storici, come i Protocolli dei Savi Anziani di Sion, in cui si alimentavano sospetti di complotti contro l’Occidente.
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Adolf Hitler sfruttò l’antisemitismo dilagante in Germania per raggiungere il potere. E con le leggi di Norimberga del 1935 gli Ebrei furono infatti allontanati dalla vita pubblica. Divennero poi perseguitati e quindi fatti vittime di un piano di sterminio. Nacquero appunto i campi di sterminio (Auschwitz, Buchenwald, Belsen ecc.). Anche in Italia, dove l’antisemitismo non aveva mai preso piede, con l’ascesa di Mussolini, arrivò la Dichiarazione della razza che dava il via alla persecuzione degli Ebrei.
La formazione dello Stato d’Israele nel 1948 ha contribuito a far sorgere nuove tensioni antisemitiche in tutto il Medio Oriente. E non solo. L’odio contro gli Ebrei non si è mai arrestato. Continuano a verificarsi in tutto il mondo fenomeni di razzismo e intolleranza religiosa contro questo popolo. E gli antichi pregiudizi sono ancora vivi e diffusi.
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Le teorie del complotto continuano a credere che lo Stato ebraico voglia controllare il mondo con un piano segreto o che poche famiglie ebree siano in realtà padrone di tutto il sistema capitalistico e che diano il via a guerre, attentati e crisi nazionali solo per arricchirsi.
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