Una nuova, spettacolare barriera corallina scoperta a Tahiti

Al largo della costa di Tahiti dei ricercatori hanno scoperto una barriera corallina incontaminata. Un luogo spettacolare, trovato tra i trentacinque e i settanta metri sotto il livello del mare. Una splendida riserva marina, che sopravvive nonostante la crisi globale della biodiversità.

La foto della barriera corallina di Tahiti scattata da Alexis Rosenfeld (Alexis Rosenfeld/Divergence) – curiosauro.it

La spettacolare barriera corallina di Tahiti

Si nascondeva in acque profonde, nell’Oceano Pacifico, al largo della costa di Tahiti. E, a detta di chi l’ha scoperta, appare come un gigantesco roseto che si estende a perdita d’occhio. La barriera corallina ha una dimensione maggiore di trenta chilometri e una larghezza. Potrebbe essere uno degli ecosistemi corallini più grandi trovati a una simile profondità.

La scoperta si deve a Laetitia Hédouin del Centro nazionale francese per la ricerca scientifica. Lei e i suoi colleghi hanno intrapreso lo scorso novembre una spedizione subacquea al largo della penisola di Tahiti, e qui hanno scoperto per la prima volta la barriera corallina. L’ecosistema è composto principalmente da due specie di corallo. Dai trenta ai quarantacinque metri di profondità domina la Porites rus. Più in profondità, emerge la Pachyseris speciosa, che diventa il corallo predominante intorno ai cinquanta metri sotto il livello del mare.

Sappiamo che le acque della Polinesia francese nascondono molti tesori naturalistici, ma nessuno si aspettava una simile sorpresa. “Un’opera d’arte”, così l’ha giudicata il fotografo subacqueo francese Alexis Rosenfeld, l’autore delle prime immagini che raccontano il luogo. I coralli appaiono maestosi e intricati. Un grandissimo corallo a forma di fiore sbocciato occupa il fondo del suggestivo bacino.

Un universo sconosciuto

La barriera scoperta a largo di Tahiti (Alexis Rosenfeld/Divergence) – curiosauro.it

Le profondità degli oceani sono luoghi ancora misteriosi per l’uomo. A oggi, conosciamo solo il 20% del fondale marino. Moltissime zone non sono mai state mappate neanche con strumenti di analisi generale. Quindi potrebbero esserci altre barriere coralline tutt’intorno alla Polinesia, e non solo. Magari anche più grandi di quest’ultima appena scoperta.

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Per la biologia marina, questi ecosistemi sono templi preziosissimi. Come sappiamo, queste barriere si formano grazie alla sedimentazione degli scheletri calcarei dei coralli. Qui molti pesci e organismi trovano protezione e cibo. E per questo sono angoli importantissimi per la biodiversità. Per esempio, i polipi dei coralli, che non fotosintetizzano, hanno una relazione simbiotica con alghe microscopiche chiamate zooxantelle. E non esisterebbero senza queste barriere.

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Le biocostruzioni in acque a bassa penetrazione di luce o profonde sono considerate più rare rispetto alle classiche barriere coralline irraggiate dal sole. Secondo gli studiosi, nonostante la loro rarità, le barriere di coralli supportano da sole per oltre il 25% di tutte le specie marine del nostro pianeta.

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