Proverbi con riferimento al mondo animale che utilizziamo sin da piccoli, di cui spesso non conosciamo il significato
I detti popolari costituiscono quel qualcosa in più che ci viene in aiuto in tanti momenti della vita. Li conosciamo senza sapere come, si assimilano insieme alla lingua ed entrano a far parte del nostro registro. Ma non sempre il risultato è quello sperato, spesso si finisce per dire qualcosa contraria il proprio intento. Ciò significa non avere un lessico sviluppato a tal punto da cogliere ogni minima sfumatura. Le brutte figure sono dietro l’angolo. La memoria gioca brutti scherzi. La verità è che non sempre si conosce il reale significato che sta dietro ad apparenti semplici frasi con protagonisti gli animali. Scopriamo insieme ciò che si cela dietro…
Alzi la mano chi non conosce questo proverbio: “Andare al letto con le galline”! Si tratta di un’espressione popolare riferita all’abitudine di questi animali di addormentarsi presto non appena cala il sole. Può essere usata per definire soggetti che sono soliti andare a letto presto, che allo stesso tempo sono i primi a svegliarsi la mattina. “La gallina dalle uova d’oro”, un’altra espressione che deriva da Esopo e si riferisce a coloro che rendono favorevole ogni situazione, anche quelle più negative. “Gallina che canta ha fatto l’uovo”, un detto dal sapore meno dolce, si riferisce all’abitudine di chi denuncia subito un malfatto. Spesso si tratta proprio del colpevole.
Iniziamo con “Non c’è trippa per gatti”, questa espressione – impossibile non averla mai sentita – si lega a determinate situazioni in cui non è possibile ottenere ciò che si vorrebbe. Esempio: vorresti andare in vacanza, ma devi lavorare? Ebbene: “Non c’è trippa per gatti”, non è attuabile! Ancora un altro detto, tra i tanti, è: “La gatta per andar di fretta partorì figli ciechi”, si riferisce a coloro che per agire in maniera veloce ottengono risultati di scarsa qualità. Un modo d’uso? “La ciambella è cruda perché Elena ha dimezzato di sua spontanea volontà i tempi di cottura. Come la gatta, che per andar di fretta, partorì figli ciechi!
“Il lupo perde il pelo, ma non il vizio” significa che, nonostante i cambiamenti esteriori di qualcuno, gli atteggiamenti, soprattutto negativi, sono sempre gli stessi. “Come un elefante in una cristalleria” sta a designare la mancanza di eleganza, tatto e delicatezza fisica e/o lessicale di persone in alcune situazioni, proprio come un animale grande e impacciato tra fragili cristalli.
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“Mettere la pulce nell’orecchio” vale a dire instillare un pensiero o un dubbio nell’altro. “Come un pesce fuor d’acqua” significa essere fuori luogo come appunto un animale fuori dal proprio habitat naturale. “Sputare il rospo”, una simpatica espressione che esorta gli altri a “sputare”, dire qualcosa.
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“A caval donato non si guarda in bocca“, questo proverbio si riferisce all’abitudine di osservare i denti dei cavalli per constatarne lo stato di salute. Nel caso di un dono non bisogna avere pretese e discutere sul valore di ciò che si è ricevuto. Che dire? Sebbene possediamo un patrimonio linguistico di inestimabile valore, ricco di possibilità e risorse, non manca mai occasione per ricorrere agli antichi proverbi.
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