Durante un lavoro di aratura in un terreno privato a Tarquinia (provincia di Viterbo), l’autunno scorso un contadino si è accorto della presenza di una profonda cavità. Quel territorio, lo sappiamo, in antichità corrispondeva a uno dei centri più importanti della civiltà etrusca. Ecco perché sono partiti subito gli scavi. Cosa è emerso dall’attività archeologica? Un gruppo di dieci magnifiche statue, di periodo arcaico, che ora possono essere svelate al pubblico…
Le dieci sculture etrusche nascosto sotto un terreno arato a Tarquinia
Lo straordinario ritrovamento è avvenuto nel cuore della necropoli dei Monterozzi, a Tarquinia. Dal nulla sono spuntate dieci sepolture etrusche, databili tra l’epoca Villanoviana e quella arcaica. A destare meraviglia è anche il modo in cui queste sculture sono state scoperte. Dobbiamo dire grazie a un contadino e al suo lavoro di aratura. Durante l’attività agricola, infatti, si sono rivelate alcune cavità di grande interesse archeologico. Perciò è subito iniziata una campagna di scavi condotta dalla Soprintendenza. E questi lavori hanno portato alla luce un nucleo di dieci sepolture di elevato pregio e valore storico, databili appunto tra l’epoca Villanoviana e quella arcaica (quindi fra l’VIII e il V secolo a.C.). Il ritrovamento è sorprendente anche perché le statue giacevano a poche decine di metri dalla Tomba dei Tori e da quella degli Auguri.
Dopo i primi interventi di restauro, le sorprendenti scoperte avvenute in uno dei contesti tombali saranno finalmente svelate ed esposte al pubblico. Oltre alle sculture gli archeologi hanno trovato anche decine di vasi.
Sculture e vasi
La città di Tarquinia era uno dei più antichi e importanti insediamenti della dodecapoli etrusca. Questa potente e ricca città ebbe un ruolo fondamentale per lo sviluppo di Roma. Non a caso una dinastia dei re etruschi ha governato su Roma. Parliamo di Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo. Ma i ritrovamenti degli ultimi mesi hanno a che fare con un periodo ancora più antico, antecedente ai secoli V e VI a.C..
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Come spesso accade nel caso di sepolture così esposte e accessibili dalla strada, questi siti erano stati già depredati da tombaroli. Eppure uno dei complessi sepolcrali si è salvato, almeno in parte: non è stato violato di recente. I tombaroli che l’hanno spogliato dovevano essere di epoca antica o medievale. Quindi, hanno sottratto “solo” gioielli ed elementi di corredo, lasciando integri affreschi, oggetti portanti della tomba e pietre. Grazie a questa circostanza, gli archeologi hanno potuto scoprire le statue e recuperare decine di vasi e altri oggetti. Tutti elementi utili per raccogliere informazioni sul contesto originale.
Secondo i primi studi, la tomba risale alla prima metà del VII secolo a.C., questa è l’opinione di Daniele Federico Maras, funzionario della Soprintendenza per il territorio di Tarquinia.
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Siamo al cospetto di una tomba del tipo gemino, ossia una struttura costituita da due camere indipendenti affiancate, quasi identiche tra loro e aperte a sud-ovest su altrettanti vestiboli a cielo aperto. Per accedere alla tomba bisogna utilizzare una ripida scaletta. La copertura di entrambe le camere è del tipo a fenditura, con una volta a ogiva scavata nella roccia.