Quali sono i fattori di rischio più di frequente associati alla morte per Covid-19? Una ricerca dell’Università di Oxford condotta su milioni di persone nel Regno Unito ha provato a isolare i tratti demografici e le caratteristiche che fanno aumentare il rischio di morire a causa del coronavirus.
Gli ultimi sviluppi della pandemia hanno per l’ennesima volta mutato lo scenario collegato alla pericolosità dell’infezione. A inizio 2022, la variante Omicron ha avuto un effetto dirompente e, nella sola Italia, centinaia sono le vittime giornaliere. Già abbiamo letto molti studi relativi all’analisi dei fattori di rischio medici e sociologici che possono essere associati al decesso per Covid-19. Ora, però, una nuova ricerca ha provato a mettere tutto insieme. Genere, età, etnia, abitudini alimentari, condizioni di salute, patologie. In base a tutti questi punti, i ricercatori hanno provato a isolare i fattori fondamentali che concorrono al rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19, fino alla morte.
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Secondo la ricerca, condotta su milioni di persone, i più a rischio sono i pazienti anziani, maschi, neri o appartenenti a una minoranza etnica. Inoltre, molto spesso abbiamo a che fare con individui che soffrono già di malattie croniche, in sovrappeso o con diabete. L’analisi, sviluppata su un totale che supera i diciassette milioni di persone, è stata portata avanti nel Regno Unito grazie a un registro di dati condiviso. Ad oggi è lo studio più ampio e completo in termini epidemiologici mai realizzato. I risultati sono stati pubblicati su Nature.
La vittima tipo del Covid-19 è dunque un uomo anziano e appartenente a una minoranza etnica. Fondamentale sembra il fattore anagrafico. Se molti dei precedenti lavori si sono concentrati sui pazienti ricoverati in ospedale, questa nuova ricerca è più trasversale: potremmo definirla una fotografia con una precisa messa a fuoco che inquadra i soggetti più esposti alla morte in caso di infezione.
Così i ricercatori hanno analizzato i dati sanitari anonimi di più di diciassette milioni di persone. Tutte residenti nel Regno Unito. L’analisi è stata portata avanti per tre mesi. Tutti i dati sono stati caricati su una piattaforma di analisi in continuo aggiornamento, chiamata OpenSAFELY.
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E ora sappiamo che i pazienti che avevano più di ottant’anni risultano venti volte più a rischio rispetto ai cinquantenni e centinaia di volte più a rischio dei malati sotto i quarant’anni. I morti per Covid sono molto, molto anziani. E in parte si sapeva. Questa forbice di sproporzione, anche se nota, non era mai stata quantificata in termini così esatti. Anche in Italia, dopotutto, l’età media dei pazienti deceduti per l’infezione da Covid-19 è di circa ottant’anni, ma non avevamo una percentuale di rischio precisa. In Inghilterra, la media anagrafica è più bassa: si aggira intorno ai sessant’anni. Ciò ci aiuta a comprendere che l’età è il vero fattore critico.
Sempre in Italia, le donne decedute sono il 43,5%, secondo epicentro dell’ISS. L’età mediana dei pazienti deceduti positivi a SARS-CoV-2 è più alta di oltre trentacinque anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione.
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