I fossili di una foresta pluviale preistorica si nascondono nelle rocce arrugginite dell’Australia. Questi sono così ben conservati che i paleontologi sono stati in grado di osservare le relazioni tra le specie, qualcosa che è spesso difficile da analizzare dai siti fossili.
Gli scienziati hanno recentemente scoperto che alcune delle rocce arrugginite della zona sugli altopiani centrali dell’Australia nascondono tracce delle lussureggianti foreste pluviali, che coprivano l’area 15 milioni di anni fa durante il Miocene.
L’area, McGrath’s Flat, però, non è l’unico deposito miocenico dell’Australia, anche se questi nuovi fossili presentano un livello di conservazione molto più alto dei precedenti. Negli ultimi tre anni, i paleontologi hanno scavato anche fiori, insetti e persino la piuma di un uccello.
Queste scoperte, pubblicate sulla rivista Science Advances, aiutano a ricostruire la storia della foresta pluviale australiana del Miocene in modo dettagliato. Scott Hocknull, paleontologo del Queensland Museum, afferma che:
“Questo sito apre una nuova area di esplorazione per la paleontologia australiana”.
I fossili di McGrath’s Flat, si è scoperto, sono conservati in una roccia densa e ricca di ferro nota come goethite. Questo metodo di fossilizzazione è raro perché i fossili di qualità si trovano raramente nelle rocce ignee, i paleontologi spesso li trascurano.
Scott Hocknull afferma che la goethite è un fossile comune in Australia:
“Non c’è carenza di goethite qui da noi, siamo essenzialmente un paese arrugginito. A causa delle loro origini tinte di ferro, molti dei fossili di McGrath’s Flat brillano di una lucentezza metallica. Oltre alle piante incontaminate, la goethite striscia con insetti fossilizzati”.
Mentre dividevano le lastre di pietra color mattone, i ricercatori hanno scoperto un serraglio in miniatura di cicale giganti, libellule e vespe parassite. E molti sono notevolmente conservati, per esempio alcune mosche antiche sfoggiano le impronte dettagliate dei loro occhi composti.
I fossili sono così ben conservati che i paleontologi sono stati in grado di osservare le relazioni tra le specie, qualcosa che è spesso difficile da analizzare dai siti fossili. Per esempio, utilizzando un microscopio elettronico e tecniche di microfotografia, sono stati analizzati gli abitanti della foresta pluviale. Qui, gli scienziati sono riusciti addirittura a scoprire un ciuffo di polline sulla testa di un insetto simile ad un’ape.
Il polline ha anche rivelato che la foresta pluviale era circondata da ambienti più secchi, rendendo probabile che McGrath’s Flat rappresenti una macchia residua di una foresta un tempo più grande.
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I ricercatori ritengono che McGrath’s Flat offra uno sguardo intimo su come una drammatica transizione climatica passata abbia influenzato particolari specie all’interno dell’ecosistema della foresta pluviale. Ad esempio, alcuni insetti trovati nella zona hanno sopportato condizioni più secche rispetto a quelle consuete.
Gli esperti ritengono che studiando questi ecosistemi fossili si possa capire quali specie siano state meglio in grado di adattarsi a questi cambiamenti. Grazie alle ricerche, si potrà potenzialmente prevedere quali fra queste saranno più a rischio in termini di cambiamenti futuri.
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Anche se il sito australiano è formato da piccoli fossili, gli scienziati ritengono che da questo si potranno avere ugualmente delle informazioni su ciò che è successo davvero in quell’ecosistema. Non occorre trovare cose grandi per capire certi eventi, di questo sono convinti gli esperti australiani!
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