La tortura nasce e si sviluppa come strumento di coercizione del potere nei confronti di vittime incapaci di difendersi. Quasi tutti i sistemi politici totalitari del passato si sono retti appunto su tale pratica e sull’invenzione di macchine preposte alla violenza. Perché si torturava? Per punire i trasgressori, per ricavare informazioni da parte di prigionieri o arrestati, per provocare terrore psicologico nella popolazione. Più la società era ingiusta, violenta e tracotante, e con più slancio s’inventavano nuove, orrende macchine da tortura.
Le macchine da tortura del passato
In epoca antica, anche nella “democratica” Atene, si praticavano varie forme di tortura. Le più diffuse e tremende erano la flagellazione, l’inchiodamento a un palo, l’impalamento e la gogna. I Romani non permettevano che i cittadini potessero essere torturati, ma praticavano questo infame metodo di violenza su schiavi e stranieri. Nel Medioevo ci fu una macabra esplosione creativa collegata ai metodi di tortura.
Pare proprio che i medievali abbiano inventato tantissimi nuovi strumenti per provocare il dolore di arrestati e interrogati, sempre più crudeli. Dal supplizio della ruota alla mordacchia (una specie di morso per cavalli applicato a un volto umano), dalla gabbia sospesa alla mazzolatura. Tutte questi metodi sono tristemente famosi, ma vi sono alcune macchine preposte alla tortura meno note. Di queste oggi vi parleremo.
I casi documentati
La tortura della sega prevedeva il sezionamento della vittima, dall’inguine alla testa. Il condannato veniva appeso a testa in giù. Affinché non perisse subito, nonostante la mostruosa violenza subita. La gabbia sospesa, uno degli strumenti di pena più diffusi nell’Europa centrale nel medioevo, era una gabbia cilindrica di ferro appesa all’esterno di una torre o delle mura della città. La vittima vi era rinchiusa, e qui veniva lasciata per giorni, esposta alle intemperie, alla fame e alla sete. Raramente veniva usata come pena capitale.
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La culla di Giuda era una piramide di legno o ferro. La vittima o l’interrogato ci si sedevano. Dunque, sotto il sedere del torturato insisteva una cuspide molto appuntita, che ovviamente feriva in profondità. Veniva usata dai francesi, soprattutto dopo il Rinascimento. La forcella dell’eretico fu inventata dagli inquisitori. Era un collarino di cuoio associato a un doppio puntale con punte aguzze che distanziano il mento dal petto e tendono sempre più a penetrare nella carne. In questo modo gli inquisitori potevano interrogare gli eretici, impedendo che questi si rilassare.
I falsi miti
Molte macchine da tortura non appartengono al Medioevo né alla prima modernità. Pensiamo piuttosto che qualcuno le abbia inventate nell’Ottocento e nel primo Novecento con spirito goliardico o macabro. A chi dobbiamo queste simpatiche introduzioni? Ad appassionati di storia e di leggende nere. Per esempio, nel Medioevo non esistevano pere vaginali o anali (chiavi a tre lembi di bronzo che si apriva negli orifizi squartandoli). Anche la spaventosa vergine di Norimberga non veniva dal Medioevo. Questo sarcofago con chiodi sullo schienale e sul tappo è dunque un falso storico.
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Non abbiamo notizie documentate nemmeno della tortura del topo. Secondo la leggenda, però, intorno all’anno 1000 si era soliti torturare appoggiando al corpo della vittima un topo. I boia imprigionavano il topo veniva in un bicchiere, in modo tale da costringerlo a mordere le carni per liberarsi. Per scappare, il roditore cominciava infatti a scavarsi una galleria nelle carni del malcapitato fino a uscire.