Dal Giappone arriva finalmente una risposta concreta all’allergia ai cani. Molte persone ne soffrono ma, fino a questo momento, nessuno studio si era occupato di trovare una soluzione adeguata. Sarà la volta buona?
Un’allergia diffusa
L’allergia ai cani (ai peli o alla saliva solitamente, n.d.r.) è molto più diffusa di quello che si crede, quindi cercare di curarla è diventata un’esigenza. Ci hanno provato i ricercatori giapponesi che, per la prima volta, sono riusciti ad identificare le molecole che compongono gli allergeni. Prepariamoci perciò a una futura immunizzazione!
Gli studi a disposizione sono ancora molto pochi, anche perché la tolleranza immunitaria andrebbe indotta artificialmente, quindi la necessità di fare prove su persone fisiche è di fondamentale importanza. In questo momento, i ricercatori sono focalizzati sull’identificare le molecole che compongono gli allergeni dei cani, perché solo grazie a queste si potrà avere presto un vaccino.
L’allergia ai cani è una malattia?
Sì, una malattia che si sta diffondendo in tutto il mondo! Gli scienziati, al momento, sono riusciti ad identificare sette diversi allergeni del cane: i Canis familiaris allergens da 1 a 7 (Can f 1-7). Dalle varie prove effettuate, si è stabilito che solo Can f1 è responsabile della maggior parte delle reazioni allergiche, si parla di una percentuale che va dal 50 al 75%.
Questo allergene si può trovare solitamente nel tessuto della lingua del cane, nelle ghiandole salivari o nella pelle. Ai ricercatori manca ancora identificare quegli epitoti IgE di Can f1 che stimolano una reazione del sistema immunitario. Una volta trovati, di sicuro potrà essere prodotto un vaccino adatto! Se un individuo viene immunizzato con un antigene proteico che possiede molte determinanti antigeniche, la maggior parte dei linfociti T che rispondono sarà specifica per una o poche sequenze amminoacidiche lineari di quell’antigene. Queste sono denominate epitopi immunodominanti o determinanti.
L’importanza degli epitoti
Gli epitoti rappresentano delle brevi sequenze di amminoacidi, e la proteina di cui fanno parte è in grado di indurre una risposta immunitaria da parte dell’organismo. Si legano fra loro come a formare un puzzle, e il loro recettore dell’antigene si trova sulla superficie degli anticorpi del sistema immunitario delle cellule B o T. I ricercatori hanno usato il metodo della cristallografia a raggi X per poter determinare la struttura della proteina Can F1 nel suo insieme.
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Questa tecnica viene fatta attraverso un materiale specifico che identifica la struttura cristallina della proteina, grazie all’analisi della diffrazione dei raggi X. In questo modo, si è scoperto che la proteina si ripiega con lo stesso schema di altri tre allergeni Can.
Conclusioni
Questi dati sono molto incoraggianti, anche se non forniscono ancora una soluzione definitiva: c’è bisogno, quindi, di ulteriori lavori sperimentali. Esistono, infatti, ancora una serie di residui dovute alle posizioni delle cariche elettriche superficiali che sono piuttosto diverse.
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Appena il campo dei candidati per trovare l’epitoto IgE sarà ristretto sufficientemente, lo sviluppo del vaccino contro l’allergia ai cani sarà concreto. Questo significa che i principi alla base del farmaco potranno essere usati anche contro altri tipi di allergia.