La storia umana è segnata da scoperte tecnologiche che spesso segnano un percorso; una via maestra per il progresso culturale. Capita anche che alcuni antichi saperi vadano perduti. Ed è per questo che oggi rimaniamo di stucco di fronte a reperti archeologici che non sappiamo interpretare. Nel corso dell’ultimo secolo, i ricercatori si sono confrontati con alcune scoperte tecnologiche dell’Antichità difficili da giustificare. Qualche esempio?
5 scoperte tecnologiche del passato che non sappiamo spiegarci
Gli archeologi si sono spesso trovati fra le mani oggetti misteriosi, scoperte tecnologiche del passato che la scienza contemporanea non riesce a spiegarsi. Gli esempi sono molti, ma ci concentreremo su cinque casi eclatanti. Il primo è quello della macchina di Anticitera.
Questo strumento, noto anche come meccanismo di Antikythera, è un congegno meccanico risalente al I secolo a.C., e secondo molti ricercatori può essere interpretato come il più antico calcolatore meccanico della storia. Si trattava di un sofisticato planetario, la cui tecnologia non ci è ancora chiara. Sappiamo che era animato da ruote dentate minutissime, con cui i marinai potevano calcolare con estrema precisione il sorgere del sole, le fasi lunari e i movimenti dei pianeti. Ma non solo. Lo strumento indicava anche gli equinozi, i mesi, i giorni della settimana e le date dei giochi olimpici. La macchina fu rinvenuta nel relitto di Anticitera, tra i resti di un naufragio avvenuto nel pressi dell’isola greca di Cerigotto. Oggi è conservata presso il Museo archeologico nazionale di Atene.
Il fuoco greco e coppa di Licurgo
Fra le scoperte tecnologiche del passato che non sappiamo spiegarci c’è anche il fuoco greco: un’arma micidiale usata fin dall’Antichità dagli eserciti marittimi per gettare ondate di fuoco sui nemici. Questo fuoco non si spegneva neanche a contatto con l’acqua, ed era temutissimo da Oriente a Occidente. I Bizantini conservarono gelosamente la ricetta per la produzione di questo fuoco. Poi, nel Medioevo, con la caduta di Bisanzio per mano dei Turchi, scomparve anche la tecnologia di questo fuoco perenne.
La coppa di Licurgo è invece una coppa diatreta di vetro di epoca romana, risalente al IV secolo. Cos’ha di strano? Che è costruita con vetro dicroico e mostra un colore diverso a seconda del modo in cui la luce passa attraverso di essa. In certi casi appare rossa, in altri verde. Oggi sappiamo che l’effetto ottico fu ottenuto grazie a minuscole pietre preziose incastonate nel vetro. La sgrossatura del vetro è stata probabilmente effettuata da un’officina specializzata. Poi, alcuni maestri hanno intagliato le pietre con una tecnica che rasenta l’odierna nanotecnologia. Come hanno fatto? Non si sa…
Il manoscritto Voynich: il libro più misterioso del mondo
Il manoscritto di Voynich è un codice illustrato che la datazione al radiocarbonio fa risalire alla prima metà del 1400. La sua particolarità è che è scritto con un sistema di scrittura che non è stato ancora decifrato. In più, l’opera contiene delle immagini di piante che assomigliano a ibridazioni geneticamente modificate.
Secondo molti interpreti va giudicato come il libro più misterioso del mondo. Al suo interno sono contenute nozioni di astronomia e di botanica che erano sconosciute fino alla Modernità. Inoltre, la lingua utilizzata sembra un complesso parto di crittografia, che neanche i computer odierni riescono a sciogliere.
Sismoscopio di Zhang Heng
Il sismoscopio di Zhang Heng è uno strumento del I secolo d.C. concepito per rilevare terremoti. Fu inventato e sviluppato dal cinese Zhang Heng. Si tratta di un grande vaso in bronzo intorno al quale sono saldati otto draghi con la testa rivolta verso il basso. Questi draghi sono tutti orientati verso gli otto punti cardinali della rosa dei venti. Sotto di loro ci sono delle rane, sempre di bronzo.
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In caso di scossa di terremoto, un pendolo collocato al centro del vaso oscillava nella direzione del sisma e faceva cadere nella bocca della rana solo la biglia del drago corrispondente a tale direzione.
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Il sismoscopio era precisissimo: rilevava scosse a una distanza di 600 chilometri. E gli scienziati ancora non comprendono bene come facesse a essere così affidabile. Di sicuro è una delle scoperte tecnologiche dell’Antichità che più stupiscono noi contemporanei.