Alcuni ricercatori stanno sperimentando l’uso terapeutico di ketamina per contrastare le tendenze suicide e le depressioni gravi. Ma davvero questa droga dalla così brutta fama può trasformarsi in una cura?
La ketamina è nata come anagesico veterinario. Si tratta di un composto appartenente alla classe delle arilcicloesilammine, ed è dunque una sostanza catalettica sintetica nata come farmaco analgesico-dissociativo per l’induzione dell’anestesia. Alla fine degli anni ’90 si è diffusa come droga ricreativa, prima nei club americani ed europei di musica techno e poi in strada. A oggi viene considerata una delle droghe più pericolose in commercio per la sua azione istantanea e totalmente dissociativa. L’effetto analgesico e anestetico deriva dalla sua attività di blocco del recettore NMDA.
Eppure la neurologia, almeno sottobanco, continua a studiare questa sostanza come trattamento per combattere la depressione e alleviare la pressione dei pensieri suicidi.
La terapia a base di ketamina potrebbe, secondo alcuni ricercatori, portare a rapidi e positivi effetti a breve termine sulla riduzione dei sintomi della depressione grave e delle tendenze suicide. Questa opinione emerge anche da un nuovo studio, pubblicato sul British Journal of Psychiatry Open, condotto da specialisti dell’Università di Exeter.
Questi ricercatori hanno valutato per alcuni mesi l’efficacia di un trattamento a base di ketamina contro la depressione grave e la depressione associata a bipolarismo. La ricerca, guidata da Merve Mollaahmetoglu, rivela l’evidenza di benefici della terapia già dopo una singola somministrazione. E pare che ogni singolo trattamento conduca a effetti incoraggianti che durano fino a due settimane.
La ketamina somministrata è ovviamente un prodotto medico, che ha poco a che fare con la droga che circola attraverso i canali dello spaccio. Ciononostante gli autori precisano che sarà necessario approfondire le ricerche e aspettare risultati più strutturati prima di capire se la sostanza può essere convertita in farmaco efficace.
Se davvero, come spiegato nella ricerca, poche dosi di ketamina possono ridurre i pensieri suicidi già da quattro ore dopo il trattamento, siamo di fronte a dei risultati iniziali molto importanti nella lotta alla depressione grave e alle manie suicide.
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Il lavoro suggerisce quindi che la ketamina (in micro dosi) può essere utile nel fornire un rapido sollievo nelle forme più tenaci e violente di depressione. E attraverso questo sollievo potrebbe essere possibile per i medici sottoporre i pazienti a terapie più mirate.
Non dobbiamo dimenticare che la ketamina è nata appunto come analgesico in ambito medico. I suoi effetti calmanti sono quindi riconosciuti da tutta la letteratura scientifica. Ciò che spaventa è la potenza del principio attivo, poco gestibile.
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Putroppo, però, non ci sono state mai troppe ricerche in ambito neurologico e psichiatrico, forse per via della brutta fama della sostanza. Ma se la ketamina ha effetti positivi nel trattamento di alcuni disturbi psichiatrici, perché non usarla?
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