Nerone, l’imperatore pazzo, il tiranno sanguinario che comandò l’omicidio di fratellastri, amanti, maestri e addirittura di sua madre… Da alcuni anni, gli storici stanno cercando di riabilitare la figura di questo personaggio dell’antics Roma. E in effetti Nerone non fu solo uno squilibrato, o meglio: non per tutta la durata del suo impero. Fu anche un monarca illuminato, un artista e un intelligente stratega. E quindi, chi era davvero Nerone?
Nerone, l’imperatore segreto
La figura di Nerone fu controversa anche in Antichità. Il popolo lo amava, e tanti contemporanei lo apprezzarono come imperatore illuminato. Fu un principe generoso con i suoi sudditi e intelligente dal punto di vista politico. Nella prima parte del suo impero, quando era circondato a palazzo da sua madre Agrippina, dal precettore Seneca e dal prefetto del pretorio Afranio Burro, si rese protagonista di riforme importanti e di un governo abbastanza mite, sia nei confronti della plebe che dell’aristocrazia senatoria. Con la maturità (dal 54 d.C. in poi), si macchiò di alcuni crudeli delitti e divenne meno tollerante. Ma ciò non fece di lui un imperatore particolarmente cattivo. Non abbiamo neanche prove che fosse affetto da disturbi mentali o da particolari manie.
I suoi predecessori, in realtà, furono molto più efferati e crudeli di quanto lo fu Nerone. Tiberio, Caligola e Claudio dimostrarono una severità contro i nemici e gli oppositori ben più vistosa. E allora come mai la storia ci rimanda alla figura di un imperatore pazzo, irrispettoso e sanguinario? La colpa è forse di Tacito, il famoso storico, che fu un senatore da sempre contrario a Nerone, e di Svetonio. Questi due scrittori romani raffigurarono Nerone a tinte fosche, insistendo sulle sue nefandezze e tacendo sui suoi meriti. Poi gli storici cristiani, che videro in Nerone il persecutore per antonomasia, rincararono la dose, trasformando Lucio Domizio Enobarbo (questo il vero nome del nostro princeps) in un anticristo.
I veri crimini di Nerone
Nerone ordinò e tollerò gli omicidi dei suoi familiari, è vero. Ma all’epoca, in ambiente imperiale, era una consuetudine. Di certo, fu responsabile insieme alla madre della morte del patrigno Claudio, e poi dell’avvelenamento del fratellastro Britannico. Ci sono dubbi invece che abbia davvero comandato la morte di sua madre. Anche riguardo alla condanna di Seneca (che fu costretto a suicidarsi) gli storici non sono concordi nel dare la responsabilità a Nerone. Sulla morte della prima moglie è invece certo il coinvolgimento di Poppea (la seconda moglie dell’imperatore). Anche con i cristiani e gli avversari politici, Nerone non fu mai troppo cruento. Comandò esecuzioni e torture, ma senza eccedere o particolare accanimento.
L’imperatore espresse comportamenti autoritari, così come li aveva espressi Augusto, che dagli storici è considerato il prototipo perfetto del principe. Senza dubbio, negli ultimi anni della sua vita, Nerone dimostrò maggiore nervosismo. Non divenne però più violento: si chiuse in sé stesso, ritirandosi a vita oziosa, dedicandosi allo studio del teatro e della musica. Molti omicidi e crimini che imputiamo a Nerone sono in realtà stati comandati dal suo prefetto: il sanguinario Tigellino.
Un imperatore stravagante
Nerone fu un uomo stravagante. Era colto, appassionato, innamorato della vita, dell’arte e delle donne. Amava il popolo, perché suo padre era di origini “borghesi”. Per questo, appena poteva, si mischiava con la plebe. Era solito travestirsi per non essere riconosciuto. Era anche un appassionato di giochi. Infatti creò le sue olimpiadi, dette Neronia, dove partecipava personalmente alle corse sulla biga. Ebbe molte amanti, tra cui la più amata fu la bellissima e colta Poppea. Ma amò anche degli uomini. Il suo preferito fu Sporo, un eunuco che il principe credeva somigliasse molto alla defunta Poppea. Il suo secondo compagno fu Pitagora, che secondo le cronache era il giovane più bello dell’Impero.
Non è vero che causò il grande incendio di Roma con l’obiettivo di ricostruire la città ed edificare la propria maestosa residenza (la Domus Aurea). Non è neanche vero che accusò i cristiani dell’incendio: la persecuzione contro i cristiani era già in atto, poiché essi si rifiutavano di partecipare ai riti pubblici.
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Si dice che Nerone disertasse spesso la regia di Roma per rifugiarsi a Baia o a Neapolis o in qualche isola greca, dove passava intere giornate a suonare la lira o a declamare poesie. Dobbiamo immaginare che Nerone governava su Roma da quando aveva diciassette anni. Nella sua vita aveva visto tutti i parenti e gli amici morire assassinati o essere mandati in esilio (per mano di Tiberio, di Caligola e poi di Claudio). Per questo, dopo qualche anno di governo, il giovane imperatore si era ritirato dalla vita pubblica. Stanco e impaurito, preferiva il teatro al senato. Sapeva che presto sarebbe stato ucciso o tradito.
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E così andò a finire. Per non farsi assassinare, si tolse la vita, così come prescritto dalla sapienza stoica.