Ti è mai capitato di ritrovarti a parlare da solo? Magari mentre stai passeggiando, ripensando a qualcosa che ti è successo un attimo prima, o stai cercando la soluzione a un problema. Ecco, se credevi di essere pazzo non lo sei per nulla…
Parlare da soli fa bene
Parlare con sé stessi in realtà fa bene, poiché è un’attività cerebrale importante, come ha dimostrato un recente studio scientifico. In un certo senso, potremmo dire che il parlare con sé stessi aiuta senza dubbio l’autocontrollo, ma anche la capacità di decision nelle varie situazioni di vita.
Si potrebbe immaginare che, anziché parlare da soli, stiamo parlando con la nostra coscienza. L’attività che facciamo è sempre quella, ovvero il parlare con noi stessi. Quando parliamo da soli, infatti, non facciamo altro che parlare con la nostra coscienza interiore. Tale attività implica un certo grado di maturità, perché vuol dire che chi parla da solo, ha una coscienza!
Avere coscienza di quel che si fa, dunque, si traduce in una riduzione dei comportamenti impulsivi, in azioni più responsabili, o semplicemente ci permette di non dire parolacce all’interno di una discussione. Ecco perché il parlare con sé stessi contribuisce e permette di migliorare l’adattamento psicosociale dell’individuo, oltre ad essere sinonimo anche di maturità intellettiva.
Le qualità psicologiche del parlare da soli
Swigley e Lupya, in una loro ricerca, hanno scoperto che il fatto di parlare da soli permette alla mente di acquisire nel lungo termine capacità psicologiche migliori rispetto a chi non lo fa. Gli autori, infatti, hanno rilevato che chi parla da solo ha capacità intellettive più alte e performanti.
Per verificare le loro teorie, i ricercatori hanno sottoposto alcune persone a un esperimento. In esso, un gruppo avrebbe dovuto dire il nome di un prodotto (come sedia, sapone… ecc.) ad altre persone. Queste ultime avrebbero dovuto trovarlo all’interno di un supermercato. Si è notato che le persone, quando si ripetevano mentalmente il nome dell’oggetto che dovevano trovare, lo rintracciavano più facilmente. Gli autori ne hanno dedotto che la ripetizione, e quindi il parlare con sé stessi, solidifica nel pensiero la nostra capacità di azione, migliorandone l’applicazione. Ripetendo le cose, cioè, si intensifica l’attenzione nei confronti di un determinato oggetto o scopo. Tale azione, infatti, sgombra il campo da altri pensieri disturbanti, permettendo alla mente di concentrarsi esclusivamente sul comportamento che si vuole portare a termine.
Secondo un’altra ricerca, invece, si è rilevato che parlare con sé stessi aumenta anche la capacità di organizzazione dei pensieri. Questa attività permette di capire meglio quali sono le priorità in un determinato momento. Quando si è in ansia per un esame, ad esempio, pensare a tutto ciò che non si sa, non aiuta. Il parlare da soli potrebbe aiutare, invece, a concentrarsi su tutto ciò che si sa, diminuendo l’ansia e migliorando, alla fine, la stessa prestazione.
Può diventare un problema?
C’è da dire che, come in ogni cosa, gli eccessi non migliorano l’attività mentale, ma anzi sono sintomi di qualche disagio. Ciò vuol dire che se qualcuno parla da solo in maniera sistematica, specialmente quando non ha un particolare motivo di farlo, è probabile che ci sia qualche problema psicologico sottostante.
In genere sono persone che emettono:
- frequenti borbottii,
- esclamazioni a bassa voce,
- commenti in solitaria,
- rimproveri nei confronti di sé stessi.
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Questi sono da considerarsi tutti sintomi di particolare stress. Più ansia e stress sono elevati, più il parlare da soli può essere sintomo anche di un vero e proprio disturbo di personalità. Per esempio, si può trattare di un turbamento interiore particolarmente grave, oppure di una vera e propria psicosi latente (come un allontanamento radicale dalla realtà).
Che conclusioni trarre?
L’attività di eloquio con sé stessi aumenta, in ogni caso, quando siamo particolarmente stressati. A volte, peraltro, lo facciamo in maniera inconsapevole. Ciò non vuol dire che, se per un periodo parliamo più spesso con la nostra coscienza, magari a voce alta, siamo pazzi. Se vediamo che la cosa ci sta sfuggendo di mano, però, la soluzione più appropriata è quella di rivolgersi a uno psicologo. Quanto meno per chiedere un parere, o un semplice consiglio. Ci sono alcune forme di psicoterapia, come lo stesso training autogeno, che aiutano a rilassare le attività cerebrali e ristabilire un corretto rapporto con sé stessi.
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Non si tratta di annullare il dialogo con la propria coscienza, ma di riequilibrarlo e mantenerlo nell’alveo della normalità. Alcuni esercizi di psicoterapia, a tal proposito, prevedono proprio il recupero di un più sano colloquio (a voce alta) con la propria coscienza, al fine di contrastare alcune forme di disagio sociale.