Dal 14 gennaio 2022 in tutt’Italia entrerà in vigore la direttiva anti-plastica monouso. Il fine? Ridurre l’uso di questo materiale per salvaguardare il mare. La nostra società, da anni assuefatta all’uso e allo spreco di plastica monouso, dovrà quindi essere educata ad atteggiamenti più rispettosi per l’ambiente.
La direttiva anti-plastica
Gli oggetti di plastica monouso hanno un impatto terribile sull’ecosistema Terra. Ne soffrono sia le coste che gli oceani. Secondo recenti stime, i rifiuti di plastica in mare, entro il 2050, potrebbero raggiungere un peso superiore a quello dei pesci. Per questo la Commissione europea ha studiato un piano strategico di economia circolare e sostenibile per la diminuzione graduale dello sfruttamento delle microplastiche. E anche in Italia è vicina la data dello stop ai bicchierini e ai piatti monouso. Ecco di cosa si occupa la direttiva anti-plastica.
Le nuove norme dell’UE, adottate dagli eurodeputati il 27 marzo 2019, hanno indicato quali sono i dieci prodotti di plastica monouso più diffusi sulle coste europee. E su questi rifiuti bisogna intervenire, arginandone l’utilizzo. Nel nostro Paese la direttiva è stata dettata dal Dlgs 196/21 (Gazzetta ufficiale 285 del 30 novembre). La legge prevede con la sua applicazione di togliere dalle tavole piatti, posate e bicchieri di plastica usa e getta. Stiamo parlando dei cosiddetti SUP, ossia i single use plastics.
L’attuazione del decreto
Il decreto attua la direttiva 2019/904/CE e si applica ai prodotti in plastica monouso, agli attrezzi da pesca contenenti plastica e ai prodotti in plastica oxo-degradabile. Quest’ultima sottocategoria riguarda le plastiche contenenti additivi che attraverso l’ossidazione comportano la frammentazione della materia plastica in microframmenti o la decomposizione chimica.
Cosa troveremo quindi nei supermercati? In commercio resisteranno soltanto i prodotti in plastica lavabili e riutilizzabili e quelli realizzati con polimeri naturali chimicamente non modificati. Attenzione: la direttiva anti-plastica non si applica ai prodotti biodegradabili e compostabili con percentuali di materia prima rinnovabile uguali o superiori al 40% e, dal 1° gennaio 2024, superiori almeno al 60%.
Il peso della plastica per l’ambiente
I rifiuti di plastica feriscono gli animali marini, che spesso possono restare intrappolati nei pezzi più grandi. Più di frequente, le microplastiche vengono mangiate dai pesci. L’ingestione di queste particelle impedisce loro la corretta digestione e può favorire la presenza di inquinanti chimici tossici nel loro organismo. Esistono due tipi di microplastiche. Il primo, che nasce dal deterioramento di pezzi più grossi di materiali polimerici. Il secondo, che riguarda i frammenti contenuti in prodotti cosmetici o in fertilizzanti per l’agricoltura.
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È stato riscontrato che entrambe le categorie di microplastiche persistono nell’ambiente in grandi quantità e a lungo tempo. Ciò avviene soprattutto negli ecosistemi marini e acquatici.
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Tramite la catena alimentare, quindi, gli esseri umani mangiano la plastica ingerita e digerita dai pesci. Gli effetti di questo passaggio sono ancora ignoti, ma di sicuro non sono positivi.