Ogni tanto arrivano le buone notizie: un uomo paralizzato dalla sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è riuscito a scrivere il suo primo tweet utilizzando un’interfaccia cervello-computer. Il BCI (Brain-computer interface) è appunto uno strumento di comunicazione diretto tra sistema nervoso centrale e un dispositivo esterno, come ad esempio un computer.
Non stiamo affrontando un semplice messaggino su un social, quindi. L’uomo australiano sessantaduenne paralizzato a causa della sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è di fatto il primo utente a comunicare con il mondo dei social tramite un’interfaccia cervello-computer (BCI). O’Keefe, questo il nome del paziente, potrà da oggi utilizzare i social, scrivere e comunicare senza utilizzare gli arti e senza dover sfruttare un costoso sintetizzatore vocale.
Da tempo l’ingegneria elettronica e neurologica investe su questo campo, ma i risultati erano stati poco incoraggianti finora. Ma adesso qualcosa è cambiato. Il BCI può migliorare la vita di molte persone, intervenendo in soccorso di individui colpiti da malattie degenerative o neurologiche in generale. Il morbo di Parkinson, per esempio. E la SLA, come nel caso australiano.
Alcune società come Neuralink vogliono usare il BCI anche nella vita quotidiana, per esempio per aumentare la pervasività della realtà virtuale e del Metaverso, quindi come strumento utilizzabile da ogni tipo di utente. Altre realtà, come la Synchron, ad esempio, si concentrano di più sul discorso medico. I progressi fatti finora con gli elettrodi basati sui CNT (carbon nanotubes) permettono al sistema nervoso di collegarsi a ogni dispositivo elettronico.
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Pare anche che la tecnologia dei CNT possa essere associata ad altre terapie mediche. I nanotubi in carbonio possano insomma offrire la possibilità di investigare sulla presenza di neurotrasmettitori ossidabili (tramite la voltammetric detection) come la dopamina, il che potrebbe aiutare nel controllo attivo nell’ambito terapeutico (nel caso della malattia di Parkinson che abbiamo già citato).
Il BCI sviluppato dalla Synchron si discosta dalla tecnologia ormai diffusa dei CNT. Funziona attraverso un impianto cerebrale più flessibile chiamato Stentrode, che non richiede alcun intervento chirurgico per essere installato. Le tecniche utilizzate sono quelle usate per trattare l’ictus: in pratica, lo Stentrode viene introdotto nel corpo attraverso la vena giugulare. Il dibattito etico sulla questione è abbastanza animato. Quanto è giusto sfruttare queste tecnologie in ambito extramedico? Tempo fa sono stati pubblicati almeno un paio di studi al riguardo.
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Il signor Philip O’Keefe, purtroppo bloccato in tutti i movimenti a causa della malattia, aveva ricevuto l’impianto nell’aprile 2020. All’inizio lo ha sfruttato per connettersi con la sua famiglia e con i colleghi di lavoro. Di recente ha deciso di condividere i suoi pensieri tramite il proprio profilo Twitter. Ecco il suo primo messaggio: “Hello, world! Short tweet. Monumental progress“. Il messaggio è apparso sul profilo di Thomas Oxley, il CEO di Synchron.
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