Il litio è uno dei metalli più leggeri che esista, è di facile estrazione ed è destinato, secondo le previsioni, a diventare l’oro del futuro!
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Chi produce il litio?
Il più grande produttore di questo metallo è senza dubbio il Cile, con le sue 76 mila tonnellate estratte all’anno. I giacimenti si trovano ad Atacama molto vicino ad alcuni importanti porti del paese, per questo esportare il litio risulta conveniente. Negli ultimi anni, però, la produzione ha smesso di crescere e il Cile rischia di essere superato dall’Australia. Questo Stato, infatti, è al secondo posto nella classifica dei paesi produttori, con un’industria estrattiva in grande crescita. Con 30 mila tonnellate estratte ogni anno, l’Argentina è al terzo posto tra i produttori di litio, e questa tendenza sembra destinata a crescere molto rapidamente nel prossimo futuro. Anche la Bolivia è un importante produttore, qui, però, il metallo può essere estratto soltanto dalle imprese statali.
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Per cosa si utilizza?
Questo è un metallo leggero con un elemento solido meno denso. Ha un color argento, un numero atomico 3, e il suo simbolo nella tavola periodica è Li. Largamente usato in medicina, è oggi però importante soprattutto per le batterie. Viene utilizzato:
- Nei pc.
- Negli smartphone.
- Nei dispositivi biomedici.
- Nell’industria automobilistica per le batterie delle macchine elettriche.
Si calcola che il 90% delle batterie al litio prodotte nei prossimi 10 anni saranno destinate proprio alle auto. Si trova in natura sotto forma di brine e di minerali come carbonati, idrossidi e silicati.
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La Geopolitica del litio
Il Sud America è considerato il continente del litio, perché proprio qui ci sono i tre maggiori estrattori. Per questo motivo, la maggior parte dei paesi del mondo guarda con interesse al litio sudamericano! Gli Stati Uniti, insieme a Francia, Olanda, Corea e Giappone, sono interessati al mercato argentino, mentre Cina e Germania a quello boliviano. Ma il problema non sta in chi lo estrae ma in chi ha le competenze per produrlo. La Cina sta investendo molto in competenze tecniche e questo potrebbe creare, in un futuro molto vicino, delle disuguaglianze tra paesi ricchi e meno ricchi.
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Le diseguaglianze, infatti, promettono di ampliarsi proprio sulla capacità di far fruttare le competenze tecniche. La questione, quindi, assume sfumature differenti: si tratta di investire in ricerca, in istruzione, in rapporti bilaterali con i paesi più dotati di risorse. La relazione tra competenza, esplorazione, industrie e politica è fondamentale per poter controllare il nuovo paradigma energetico.
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