Come si capisce che viviamo in un’era tecnologicamente avanzata? Per esempio dal fatto che dei ricercatori sono riusciti a far giocare dei neuroni a Pong. Avete presente il famoso videogioco vintage del ping-pong elettronico? Ecco, quello…
Cellule cerebrali che giocano a Pong
La mirabile impresa si deve a una startup di biotecnologie chiamata Cortical Labs. Gli scienziati hanno arrangiato, ovvero assemblato, dei “mini-cervelli” costituiti da circa ottocentomila neuroni umani. Cellule vive e funzionanti, chiuse in una capsula di Petri, posizionate sopra un array di microelettrodi che analizza la loro attività neurale e veicola gli impulsi. Poi, hanno fatto partire una versione semplificata di Pong e hanno inaugurato una sfida molto “cerebrale”!
Pong, per quei pochi che non lo sapessero, è uno dei primissimi videogiochi della storia. Un gioco elettronico prodotto dalla Atari come arcade nel 1972 e come console dedicata nel 1975. In pratica, si tratta di un simulatore di ping-pong, dalla grafica minimal in bianco e nero
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Sì, la scelta di inserire i neuroni in una matrice elettronica ci fa subito pensare a un cyborg… Ma in realtà l’array è un mero supporto di collegamento per poter effettuare l’esperimento. Una struttura indispensabile per estrapolare dati di ricerca.
La sfida dei neuroni all’AI
Come dicevamo, il team ha creato una versione semplificata di Pong senza avversari. In pratica, un gioco in cui un segnale viene inviato a destra o a sinistra dell’array, per indicare dove si trova la pallina, mentre i neuroni inviano segnali di risposta per spostare la paletta deputata a respingere i tiri.
Il risultato? I mini-cervelli non sono stati dei fenomeni. Non hanno dimostrato una prontezza di riflessi paragonabile a quella di un ragazzino degli anni ’80, ma hanno imparato a muoversi più velocemente di alcune IA.
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In base all’esperimento, il team di Cortical Labs spera di utilizzare le sue scoperte per sviluppare una tecnologia funzionale a livello sperimentale, informatico e medico. La volontà è di dar vita a neuroni biologici vivi integrati con il tradizionale calcolo al silicio.
Una mente da cyborg
Dunque, la ricerca spinge in direzione di un’ibridazione fra intelligenza biologica e intelligenza artificiale. Ci stiamo avviando alla realizzazione di una mente cyborg? Non ancora, ma se i neuroni possono apprendere così rapidamente, gli esperti sperano di migliorare notevolmente l’intelligenza artificiale combinandola con l’apprendimento automatico.
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L’obiettivo scientifico è ancora molto lontano, ma questo primo passo è ricco di significato. E poi la sfida è proprio spettacolare, non c’è nulla da dire. Guardate il video e poi fatemi sapere… Magari vi appassionate alla partita, proprio com’è successo a me.