Arriva il modello del primo motore a curvatura. Proprio come in Star Trek, si inaugura quindi la possibilità di viaggiare oltre la velocità della luce e di raggiungere gli angoli più remoti dell’Universo. La ricerca parte da due fisici sperimentali: Alexey Bobrick e Gianni Martire, e dal loro gruppo: Applied Physics. E pare che sia già stato preparato il primo modello che rende fattibile la produzione e l’uso di un motore a curvatura.
Un’interessante studio di fisica applicata, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista peer-reviewed Classical and Quantum Gravity, mette a disposizione dei viaggi spaziali una nuova tecnologia rivoluzionaria. Nuova, però, solo dal punto di vista tecnico, giacché l’idea di un motore a curvatura è abbastanza antica. Il concetto deriva dagli studi di Einstein sulla relatività generale e da ricerche compiute da Obousy e Eric W. Davis della EarthTech International. Eppure la propulsione a curvatura (o ipervelocità) fa da tempo parte del nostro immaginario soprattutto grazie alla fantascienza.
Un motore del genere è utilizzato come espediente narrativo fondamentale per ogni viaggio nell’universo sci-fi di Star Trek. L’Enterprise, infatti, riusciva a muoversi da una galassia all’altra proprio superando la velocità della luce, grazie alla propulsione basata su un reattore materia/antimateria capace di distorcere lo spaziotempo e curvare i campi gravitazionali.
Oggi dobbiamo considerare il progetto realistico di un motore concepito per sfruttare le possibilità della relatività ad Applied Physics. Si tratta di un gruppo indipendente di scienziati, ingegneri e inventori che collaborano con aziende e Governi al fine di creare applicazioni sia commerciali che umanitarie.
Ebbene, quantunque la tecnologia per mettere in funzione un motore a curvatura fisica sia qualcosa che, fino a ieri, sembrava possibile solo nella fantascienza, lo studio del gruppo sembra promettente. La ricerca è stata condotta con il supporto di specialisti della fisica del campo di curvatura. E pare che anche lo stimatissimo fisico teorico Miguel Alcubierre abbia apprezzato le sperimentazioni portate avanti da Applied Physics.
In verità, moltissimi studiosi credevano che non si sarebbe mai arrivati a produrre un motore a curvatura, giacché consideravano le unità di curvatura come elementi non fisici, a causa della necessità di energia negativa. Questo, tuttavia, non è più corretto. Alexey Bobrick e Gianni Martire sono in pratica andati in una direzione opposta rispetto alla NASA e hanno dimostrato la fattibilità e la funzionalità dei motori a curvatura nella relatività generale. In particolare, come spiega Bobrick, i ricercatori hanno formulato nuove classi di soluzioni di warp drive che non richiedono energia negativa e, quindi, diventano fisiche.
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A ben vedere, però, i motori progettati dalla Applied Physics non possono ancora rompere la velocità della luce. “Ma non ne abbiamo bisogno per diventare una specie interstellare“, spiega Gianni Martire. “La nostra ricerca sui motori a curvatura ha il potenziale per condurci in ogni punto lontano dello Spazio”.
L’idea di un motore a curvatura arriva dalla relatività generale di Einstein. Il concetto fu poi sviluppato da Miguel Alcubierre nel 1994. Il grande fisico messicano immaginò un motore in grado di contrarre lo spaziotempo che si estendeva dinanzi al veicolo e di ampliarlo da dietro. Ma un’astronave in grado di curvare o distorcere lo spaziotempo avrebbe richiesto un’enorme quantità di energia negativa (antimateria), qualcosa non fattibile in realtà.
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Il nuovo studio, invece, prevede che una massiccia forza gravitazionale potrebbe essere utilizzata per piegare lo spaziotempo. Basta comprimere una massa delle dimensioni di un pianeta in una dimensione più gestibile, per esempio quella corrispondente al modulo spaziale, al fine di utilizzare la sua gravità.
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A causa delle difficoltà implicite, un motore a curvatura creato dal modello sviluppato dai ricercatori non può essere costruito oggi. I costi sarebbero proibitivi. Ma in futuro… perché no?
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