I cambiamenti climatici non minacciano soltanto il nostro futuro. In passato molte civiltà sono state affossate o cancellate per cause legate al clima impazzito. Oltre alla civiltà minoica e a quella maya, anche un’altra antica cultura sociale e politica collassò. Successe in Cina, quando i cambiamenti climatici spazzarono via la cultura di Liangzhu.
La cultura di Liangzhu, in Cina, venne cancellata quattromila anni fa a causa di inondazioni e precipitazioni fuori controllo. Molti scienziati, da qualche anno, stanno studiando dal punto di vista climatico le cadute delle civiltà del passato. I promotori di questi studi sono in genere coloro che si oppongono alla tesi del riscaldamento globale dovuto all’inquinamento. Secondo una parte della comunità scientifica, infatti, i cambiamenti climatici attuali non dipendono solo o principalmente dall’azione dell’uomo…
Dunque, esistono molti ricercatori che sostengono il fondamento naturale dei cambiamenti climatici. Gli stravolgimenti che minano la Terra e i cataclismi (inondazioni, desertificazioni, maremoti) dovrebbero essere in questo senso legati ai moti millenari e alle glaciazioni cicliche. L’australiano Anthony Mc Michael, uno dei ricercatori più accaniti su questo argomento, ha studiato per tutta la vita la fine delle grandi civiltà del passato, proprio per criticare la tesi del riscaldamento globale.
Secondo Mc Michael, circa tredicimila anni fa, la Terra è stata soggetta a un primo grande congelamento, che è durato più di mille anni. Dopodiché altre fasi glaciali hanno sconvolto il clima terrestre duemila e mille anni fa. Come esempi classici si chiamano in causa la fine dei Maya e la grande siccità che ha portato alla caduta della dinastia Ming in Cina nel 1600.
Dunque, dal punto di vista di molti scienziati, i cambiamenti naturali del clima del passato dimostrano che le temperature non risentono soltanto delle alterazioni del bilancio energetico. In passato, infatti, il pianeta non accumulava calore sotto forma di anidride carbonica, dato che non c’era inquinamento.
L’ultimo esempio scovato dagli studiosi è quello della civiltà di Liangzhu. Sviluppatasi sul delta del fiume Yangtze, nella Cina orientale, la città in questione è oggi uno dei più importanti siti archeologici della storia neolitica. La sua fondazione risale a circa cinquemila anni fa. E per gli archeologi si tratta dell’insediamento più importante della cultura della giada nel Neolitico cinese: una miniera di reperti e di manufatti in giada, lacca e avorio.
Gli storici non si erano mai spiegati come mai una città così estesa e potente sia potuta collassare dopo millenni di prosperità. Oggi invece uno studio pubblicato su Science Advances rivela una possibile soluzione. Lo studio di alcune stalattiti, infatti, svelerebbe che la fine di Liangzhu è dipesa da stravolgimenti climatici.
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La cultura di Liangzhu era abbastanza avanzata per l’epoca: tutta la città era attraversata da un ingegnoso sistema di canali navigabili e di dighe. In più era diffusa la coltivazione del riso tramite antichi sistemi di risaie e si praticava l’acquacultura dei pesci. Non a caso l’UNESCO che tutela la città dal 2019 la sponsorizza come la Venezia del Neolitico.
La causa della rovina dell’insediamento sta proprio nell’acqua. A sud-ovest della città di Liangzhu gli archeologi hanno trovato delle caverne piene di stalattiti e stalagmiti. Queste strutture, lo sappiamo, si formano nel corso di milioni di anni grazie all’azione calcificante dell’acqua. Prelevando alcuni campioni di roccia, gli archeologi hanno datato i reperti con un sistema di radioisotopi con un margine minimo di errore (appena trent’anni).
Secondo queste ricerche l’antichissima civiltà cinese del delta del fiume Azzurro ha cominciato a collassare più di quattromila anni fa, in un periodo di precipitazioni eccezionali. L’area in quei secoli era infatti interessata da sconvolgimenti climatici ingenti. Le piogge incessanti quindi distrussero Liangzhu.
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Città come Venezia, Amsterdam e New York, oggi, dovrebbero guardare con molta attenzione alla fine di questa grande civiltà del Neolitico. Il loro destino, infatti, potrebbe essere simile. O anche peggiore, visto che l’influsso umano (legato all’inquinamento) sui mutamenti del clima oramai non è più solo una teoria ma un dato di fatto.
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