La NASA sta affrontando in queste ore un delicato problema. Lo Space Weather Prediction Center statunitense, che si occupa di monitorare tempeste solari, ha infatti annunciato che la nostra stella potrebbe presto colpirci con violente espulsioni di massa coronale, forti radiazioni e detriti.
Le conseguenze per il nostro pianeta
Le espulsioni di massa coronale (anche dette CME) sono grandi eruzioni di plasma e campo magnetico che esplodono dalla corona solare. Con ognuna di queste eruzioni possiamo assistere all’espulsione di miliardi di tonnellate di materiale coronale. In più, c’è il pericolo che il campo magnetico incorporato (congelato nel flusso) impatti i pianeti del sistema con conseguenze disastrose.
Le CME viaggiano a velocità pazzesche: da un minimo di duecentocinquanta chilometri al secondo (km/s) a una velocità massima di quasi tremila km/s. Facendo un rapido calcolo, dunque, i CME diretti verso la Terra potrebbero raggiungere il nostro pianeta in mezza giornata, o poco più. I CME più lenti, invece, hanno bisogno di due o tre giorni di viaggio per sfiorare la nostra atmosfera. Ciò che ci preoccupa, ovviamente, è il plasma.
Per plasma, intendiamo, le particelle solari incandescenti, i cui elettroni sono evaporati, così da creare un gas carico di radiazioni che si intreccia con i campi magnetici. Durante il suo percorso, ogni esplosione di plasma attira a sé detriti vari, trasformandosi in una nube offensiva. E secondo alcuni ricercatori, una di queste espulsioni si starebbe muovendo in direzione della Terra.
Qualora dovessimo davvero essere colpiti o sfiorati da una CME, i problemi più grossi sarebbero per la nostra magnetosfera. In pratica assisteremmo a interruzioni delle operazioni satellitari, al blocco temporaneo delle comunicazioni e a black-out.
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In questi ultimi mesi abbiamo capito che il Sole è in un periodo abbastanza vivace. Rilascia di continuo eruzioni di plasma che creano dei grossi filamenti, dei brillamenti e delle tempeste. Esistono CME così grandi che possono raggiungere dimensioni spaventose: una lunghezza che comprende quasi un quarto dello spazio tra la Terra e il Sole.
Sappiamo che le CME più esplosive e pericolose si originano quando le strutture del campo magnetico risultano attorcigliate (corde di flusso) e schizzano fuori dalla corona come un brillamento improvviso di energia elettromagnetica.
Il problema si avvicina: i detriti solari colpiranno la Terra?
E ora una buona notizia… Molto probabilmente questa nube di plasma e detriti non colpirà il nostro pianeta. Secondo le ultime stime dovrebbe scorrere a Sud della Terra. Lo Space Weather Prediction Center non ha dato alcuna allerta. Dunque non ci sono tempeste in programma. Eppure la NASA continua a monitorare con apprensione la situazione, agitata per l’arrivo di detriti solari sulla Terra.
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Ma come facciamo a capire con che tipo di CME abbiamo a che fare e a che velocità si stia muovendo? Tutte queste informazioni sono dedotte dalle immagini del coronografo dei satelliti orbitali SWPC. In questo modo riusciamo a calcolare le probabilità di impatto sulla Terra. L’osservatorio solare della NASA (SOHO) è dotato di un coronografo che riesce a inquadrare due gamme della corona solare.
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Si tratta del C2, che copre un intervallo di distanza da 1,5 a 6 raggi solari, e del C3, il cui intervallo va dai 3 ai 32 raggi solari. Insomma, occhi aperti verso il Sole per i prossimi mesi… Il problema sembra davvero serio!