C’è un tesoro alla Camera dei Deputati ma sembra che nessuno ne fosse a conoscenza. Si tratta di una Gioconda della scuola di Leonardo, alla cui realizzazione avrebbe potuto contribuire anche il maestro da Vinci.
Per un centinaio di anni, tutte le tracce di esso erano andate perdute. Era appeso sopra il radiatore nella stanza di uno dei questori di Montecitorio, il grillino Federico D’Inca, considerato una delle tante copie false del capolavoro esposto al museo del Louvre.
Dopo il restauro della Gioconda dall’ex collezione Torlonia, è emerso che i due dipinti hanno più o meno la stessa età, le stesse correzioni nel disegno (che solo l’autore poteva conoscere) e forse anche la stessa mano. Ad alimentare il mistero, infatti, ci sono alcuni documenti storici che lasciano aperta l’ipotesi che Leonardo abbia dipinto almeno due Monna Lisa. Queste sono ancora delle teorie perché non esiste alcuna prova in merito.
D’altra parte, non è una novità nella storia dell’arte che i pittori dipingessero più versioni dello stesso soggetto. Questo accadeva proprio per dare la possibilità al cliente di scegliere la copia che lo soddisfaceva di più.
La Gioconda di Leonardo rappresenta Lisa Gherardini, cioè Monna Lisa (diminutivo di Madonna), moglie del mercante fiorentino Francesco del Giocondo.
La fama del ritratto fu alimentata dal suo furto, avvenuto nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1911, da parte di un ex dipendente del Louvre: l’italiano Vincenzo Peruggia. Convinto che il dipinto appartenesse all‘Italia, in quanto rubato da Napoleone, lo sottrasse con l’intenzione di restituirlo alla sua patria. Lasciò il museo con il ritratto sotto il cappotto.
All’inizio lo tenne nascosto sotto il letto in una pensione a Parigi dove alloggiava, successivamente lo appese nella cucina di casa sua a Varese.
Nel 1913 si recò a Firenze per rivendere l’opera: si rivolse all’antiquario Alfredo Geri, che lo fece arrestare dai Carabinieri del Nucleo di Tutela dei Beni Culturali.
Il miglior restauratore delle opere di Leonardo restaurò l’opera trovata a Montecitorio. La nostra Gioconda, però, rimane ancora relegata nei corridoi del palazzo per fungere da arredamento. In molti affermano che dovrebbe essere esposta in un museo per creare un legame economico, come hanno fatto in Spagna con la loro Gioconda.
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La Spagna, dopo aver rimosso la sovrapittura nel 2012 dalla Gioconda esposta al Prado, fece una scoperta emozionante: l’originale del Louvre e la copia di Madrid avevano disegni simili.
La Gioconda del Prado e quella di Montecitorio hanno, invece, un aspetto in comune: dopo il restauro di entrambi i dipinti, il colore blu del fiume è emerso sul lato sinistro del dipinto, mentre quello del Louvre sembra una strada.
Se consideriamo che alcune versioni novecentesche della Gioconda, ovviamente copie, vengono vendute all’asta per oltre un milione di euro, secondo il parere di alcuni politici, quella della Camera potrebbe valerne molti di più. C’è chi ipotizza cifre addirittura vicine ai 10 milioni di euro!
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Chissà qual è la verità dietro la Gioconda di Montecitorio.
Con il suo sorriso enigmatico e lo sguardo ipnotico sembra prendere in giro tutti… a cominciare dai deputati.
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