A Pompei, durante gli scavi del 2019, fu scoperto un termopolio praticamente intatto. Un reperto che subito ha incantato ed emozionato ricercatori e storici. Si tratta di una tavola calda (o meglio un fast-food) di epoca romana di enorme fascino, con decorazioni meravigliose e numerosi reperti di rilievo scientifico.
Il cibo veloce nel termopolio a Pompei
Subito dopo aver trovato il banco, il direttore del sito e gli archeologi decisero di scavare ancora, e nel dicembre 2020 vennero così fuori tanti altri importantissimi dettagli. Finalmente, ad agosto 2021, il termopolio della Regio V (completamente restaurato) ha aperto al pubblico.
La scoperta del termopolio della Regio V è stata giudicata come sensazionale da tutta la comunità accademica, dagli esperti di storia romana e dagli studiosi di archeologia. Di fatti, grazie a questo ritrovamento i ricercatori hanno potuto ricostruire il passato di Pompei e approfondire questioni fino a un anno fa ancora sospese nel dubbio. L’edificio corrisponde a un antico luogo di ristoro, dove i pompeiani erano soliti fermarsi per uno spuntino veloce, un bicchiere di vino o quattro chiacchiere in compagnia.
La struttura è affacciata sulla strada. Per questo è stata definita come un esercizio di street food. Nel termopolio venivano venduti cibi da asporto (carne, garum, frutta, brodi, zuppe) e bicchieri di vino, ma ci si poteva anche sedere per consumare al volo. E nelle scorte di cibo carbonizzate (ben conservate in anfore, pentole e mobili) è nascosto un tesoro!
Il termopolio del Parco archeologico di Pompei
La parte anteriore del bancone, dove cioè si appoggiavano i clienti, è decorata con una bellissima immagine di una ninfa marina, la Nereide, a cavallo su un ippocampo. Ci sono poi affreschi di altri animali: cani e galli, tutti impreziositi da colori ancora vividi e affascinanti.
La struttura si trova vicina a una piazza che al tempo doveva essere molto trafficata, all’angolo fra il vicolo dei Balconi e la casa delle Nozze d’Argento. Gli archeologi avevano capito già nel 2018 che lì sotto doveva esserci qualcosa d’importante. Poi un segmento di affresco è venuto fuori nel 2019, e da lì si è deciso di estendere il progetto di scavo e di portare a termine le ricerche nella speranza di trovare altri reperti, magari una domus. E invece è venuto fuori ciò che nessuno si aspettava.
Cosa mangiavano gli antichi Romani?
Oltre a essere stupiti dalla raffinatezza e dal grado di conservazione degli affreschi, gli archeologi si sono meravigliati quando all’interno del banco hanno ritrovato pentole di coccio con alcuni cibi dell’epoca. Grazie a questi reperti, infatti, possiamo anche sapere cosa di preciso mangiavano gli antichi Romani di Pompei. Curiosi? Si nutrivano principalmente di carne di capretto, pollame, lumache, garum (salsa liquida di interiora di pesce), fave, frutta secca e pesci conditi con altri legumi.
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Qualche rigo più su vi abbiamo parlato di un tesoro. Volete conoscerlo? Ecco, grazie a questi reperti “alimentari” possiamo quasi di sicuro posticipare la data dell’eruzione del Vesuvio che distrusse la città di Pompei.
La nuova data della fine di Pompei
Fine a qualche anno fa, per stimare la data precisa dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ci si basava su una lettera di Plinio il Giovane. In questa lettera si parla del nonum kal septembres cioè del 24 agosto.
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Già nel 2010, però, alcuni archeologi misero in dubbio la data proposta da Plinio il Giovane. Nelle case dei pompeiani i ricercatori avevano trovato bracieri, resti di mosto e monete che acclamavano Tito come imperatore. E Tito era succeduto al padre dopo l’8 settembre… La conferma è arrivata quando nel 2018 è stata scoperta un’iscrizione a carboncino datata al 17 ottobre.
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Le scoperte del termopolio, oggi, ci danno una seconda prova che l’eruzione deve essere avvenuta in autunno inoltrato: il bancone conservava cibi novembrini e vino già vendemmiato! Oggi quindi gli studiosi pensano che la data esatta sia il 24 ottobre. Non ci resta che organizzare una bella gita a Pompei per ammirare il nuovo scavo!