Heather Dewey-Hagborg è un’artista davvero eccentrica: da un po’ di tempo a questa parte realizza ritratti in scultura di sconosciuti raccogliendo per strada delle gomme da masticare, mozziconi e altri rifiuti. E proprio attraverso le gomme e le cicche l’artista può analizzare il DNA dei soggetti per ricavarne una “fotografia” genetica su cui impostare il suo lavoro plastico. Dei veri e propri ritratti 3D, insomma. Scopriamo come funziona il suo lavoro.
La ricostruzione facciale (Forensic Facial Reconstruction, o in breve FFR) è un metodo utilizzato dall’archeologia, dall’antropologia forense e dagli storici per risalire ai volti di personaggi appartenenti alle epoche passate, di cui abbiamo soltanto dei frammenti ossei o delle descrizioni poco accurate. Il metodo ha molto a che fare con la disciplina artistica, e infatti ci sono molti scultori e professionisti della digital art al mondo che si stanno interessando a questa tecnica. Nessuno però si era spinto tanto in là come Heather Dewey-Hagborg. Che cosa fa di tanto strano la nostra Heather? Se ne va in giro per i marciapiedi, le stazioni e i bagni pubblici di New York a caccia di mozziconi di sigaretta e gomme da masticare usate.L’opera di Dewey-Hafborg (deweyhagborg.com – stranger-visions) – curiosauro.it
I ritratti 3D basati sul DNA come nuova forma d’arte
L’artista è specializzata in arti elettroniche presso il Rensselaer Polytechnic Institute di Troy, New York, e grazie a un software specifico sa ricostruire i volti delle persone a partire dal loro DNA. Ecco a cosa servono le gomme. Heather estrae le tracce genetiche dai rifiuti lasciati per strada. Per farlo sfrutta una tecnica di biologia molecolare chiamata reazione a catena della polimerasi. Questa metodologia le permette di ricostruire in vitro un segmento di DNA completo partendo da filamento a singola elica.
Heather ha portato avanti questo tipo di lavoro dedicato agli sconosciuti per almeno due anni. Dal 2013 in poi. Ora si è specializzata su ritratti di individui consapevoli (persone che le hanno concesso il proprio DNA).
Come funzionava il suo metodo? Una volta acquisita la sequenza completa, la ricercatrice comparava questa struttura con i dati del progetto genoma umano. Compiva questo passaggio per ricavare informazioni sulla discendenza dell’individuo a lei del tutto sconosciuto che aveva masticato la gomma o fumato la sigaretta. Con un po’ di lavoro investigativo, infatti, si può capire tutto sul soggetto. Per esempio: il suo genere, a che etnia appartiene, qual è il colore dei suoi occhi, com’è la sua struttura ossea, il colorito del volto, se rivela una certa propensione a essere sovrappeso o a perdere i capelli… Ed è così che l’artista ne ricostruiva l’identikit. Questi parametri venivano poi inseriti in un software per creare un modello 3D della persona cui appartenevano i campioni. Ultimo passo: realizzare l’opera con una stampante 3D.
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Radical Love
L’ultimo progetto dell’artista si chiama Radical Love ed è un omaggio a Chelsea Manning, un’attivista americana accusata di aver trafugato decine di migliaia di documenti riservati all’intelligence durante le operazioni militari in Iraq.
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L’artista vuole con questa iniziativa anche tentare un’esplorazione degli stereotipi dell’identità di genere nella fenotipizzazione del DNA secondo il metodo della ricostruzione facciale forense.
In pratica, la Dewey-Hagborg ha stampato in 3D dei ritratti di Chelsea Manning (tutti a colori e a grandezza naturale) partendo dal suo DNA. Da dove lo ha estratto? Da tamponi sulle guance e ritagli di capelli inviati all’artista da Chelsea tramite posta.
La domanda finale che possiamo porci sull’intera questione è forse prevedibile. Siamo di fronte a una vera forma d’arte? L’intenzione è di sicuro creativa, ma la riproduzione, come concetto, non ha mai avuto nulla a che fare con l’idea pura di arte.