L’essere umano lavora alla creazione dell’androide perfetto, ossia di un umanoide artificiale, da quasi mille anni. E ormai la tecnica ingegneristica è arrivata a un passo dalla realizzazione di un robot umanoide in tutto e per tutto efficiente. Presto saremo circondati da macchine dall’aspetto umano e dai movimenti fluidi, capaci di interagire con l’esterno, di valutare le situazioni e di risolvere problemi complessi.
Un androide è un essere artificiale le cui caratteristiche replicano quelle dell’aspetto umano. Nulla a che vedere con il cyborg, che è una commistione di elementi biologici e meccanici (per esempio un uomo potenziato da strutture elettroniche). La narrativa insiste da ormai più di un secolo su questo tema, immaginando il rapporto tra uomini di carne e nuovi uomini meccanici. Dal romanzo Frankenstein di Mary Wollstonecraft Shelley in poi (1818) la fantascienza ha prodotto migliaia di storie dedicate all’avvento degli androidi.
E nella realtà? Gli scienziati, in generale, ne sono certi: nel nostro futuro vedremo moltissimi androidi e moltissime ginoidi (cioè donne macchina).
Il progresso spinge infatti la robotica a specializzarsi nella costruzione di macchine umanoidi, che potranno inserirsi nella nostra vita quotidiana come inservienti, operai, camerieri, assistenti, compagni di gioco. Ma a che punto siamo con la progettazione dell’androide perfetto?
Come già anticipato, l’idea del robot umanoide è molto cara alla narrativa di genere e al cinema, dove spesso si sono immaginate realtà alternative o future in cui gli esseri umani si confrontano (in maniera positiva o negativa) con gli androidi. Ma la realtà oggi sfida l’immaginazione letteraria. Ci sono in ballo tanti progetti relativi alla realizzazione di robot umanoidi indistinguibili dai veri uomini.
La sfida intellettuale con i limiti dell’artificiale è antica. Il primo progetto documentato di un androide fu firmato da Leonardo da Vinci intorno al 1495. Nei suoi appunti abbiamo infatti scoperto disegni dettagliati per la creazione di un cavaliere meccanico in armatura, apparentemente in grado di alzarsi in piedi, agitare le braccia e muovere anche la testa e la mascella.
Nei giorni scorsi, invece, Elon Musk di Tesla ha annunciato di voler dar vita a un robot (il TeslaBot) dall’aspetto umano e, parallelamente, sperimentare un modello per impiantare nel cervello delle persone dei dispositivi in grado di monitorare le loro funzioni neurali e svolgere operazioni a esse correlate.
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Sempre nelle settimane scorse i ricercatori del MIT sono riusciti a incorporare alcune interazioni sociali in un framework per la robotica. A quale scopo? Per superare un limite epocale della robotica, ossia per consentire alle macchine di comprendere l’empatia. Dunque, fra poco, gli androidi saranno anche in grado di comportamenti etici. Sapranno aiutare il prossimo, provare pietà e simpatia, distinguere il dolore, la paura e la fiducia.
Anche la Cina lavora agli androidi. Dopo il lancio di Jia Jia nel 2017, la donna robot, i cinesi hanno da poco presentato al mondo Hua Zhibing, un’intelligenza artificiale (femminile) che utilizza 1.750 miliardi di parametri per simulare una conversazione, sa scrivere poesie e interpretare le immagini, e che presto si iscriverà anche all’università!
Tornando in America, invece, nel 2020 l’azienda Boston Dynamics è riuscita a far ballare con grande agilità e inventiva Atlas l’umanoide sulle note di “Do you love me?” dei The Contours.
La scienza robotica è sulla buona strada. Volendo investire sul settore, potremmo confrontarci con robot umanoidi di elevata raffinatezza già domani. Se ciò è a oggi inverosimile è solo per una questione sociale.
La tecnologia contemporanea ha fatto passi da gigante nel ramo della robotica, ma la società richiede solo la costruzione di macchine specializzate per uso industriale, totalmente prive di aspetto umano. L’ideale di androide fa in un certo senso paura all’uomo.
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Secondo alcuni filosofi, l’androide potrebbe comportare dei problemi a livello psicologico per gli uomini comuni. In più, con l’avvento di robot dall’aspetto umano sorgerebbero intoppi dal punto di vista economico e sindacale. Gli uomini-macchina prenderebbero il posto degli operai, dei contadini, degli infermieri, dei vigilanti… e milioni di uomini finirebbero senza lavoro.
Esiste addirittura un settore della filosofia morale che studia il problema dell’introduzione degli androidi nel sistema umano. Si tratta della roboetica. Ogni ricerca, intesa come sperimentazione tecnologica, ha un peso etico, specie quando si ha a che fare con la creazione di un nuovo essere, contraddistinto da intelligenza, potere e individualità.
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A parte tutto ciò, ci sono anche dei problemi pratici da considerare: con i robot si verificano spesso errori e cortocircuiti che possono sfociare in tragici incidenti. Esiste addirittura un portale web che raccoglie tutte i casi sfortunati o critici che coinvolgono androidi e AI. Si va dagli incidenti automobilistici con auto senza pilota fino alle escandescenze di un cane robot assoldato dalla polizia di New York.
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