Negli anni ’80, i giornalini per ragazzi pubblicizzavano spesso occhiali a raggi X per spiare sotto i vestiti delle ignare signorine e speciali fotocamere per guardare attraverso i muri. Erano innocui e inutili giochi. Ma oggi quella fotocamera è stata creata per davvero. Attraverso la tecnologia degli ologrammi riesce a guardare oltre gli ostacoli materiali.
Non soltanto ragazzini e guardoni sono stimolati dalla prospettiva di guardare attraverso gli oggetti. La cosa, per fini un po’ più nobili, interessa anche gli scienziati. Bisogna quindi reagire con grande fiducia all’annuncio dei ricercatori della Northwestern Engineering, i quali sostengono di aver realizzato una nuova fotocamera ad alta risoluzione che rende possibile la visione attraverso le cose. Una camera con cui trascendere materiali solidi e addirittura il filtro della pelle umana.
Tutto ciò che potrebbe fare la nuova fotocamera
Il nuovo strumento può essere adoperato per visualizzare ciò che non può essere visto dall’occhio umano e dalle normali fotocamere. Si tratta di un prototipo in grado di superare le barriere opache (come i muri) e i mezzi di diffusione (come la nebbia) o i tessuti umani. Le implicazioni tecniche suggerite dai ricercatori americani rimandano ad applicazioni pressoché infinite. Quale esempio? Fotografare un cuore che batte attraverso il petto, il cibo presente nello stomaco, i veicoli che si muovono dietro l’angolo di una strada… O ancora: un corpo nascosto in una tomba. Lo studio, ricco di dettagli e prospettive, è stato pubblicato sulla rivista Nature.
Il campo di ricerca in cui si inserisce la creazione non è nuovissimo. Da tempo, infatti, la scienza ottica lavora a strategie per rendere possibile il cosiddetto non-line-of-sight (NLOS). Ci sono già degli strumenti che compiono questo lavoro, ma con risultati scarsi in termini di praticità e risoluzione.
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Ora invece, grazie alla nuova apparecchiatura, tutto dovrebbe essere più veloce, facile, affidabile e visivamente fedele. E anche meno caro. Abbiamo a che fare, insomma, con un’inedita concezione di imaging: l’olografia a lunghezza d’onda sintetica.
“La nostra tecnologia innescherà una nuova forma di imaging”, ha dichiarato con orgoglio Florian Willomitzer, responsabile principale dello studio. “I nostri prototipi potrebbero essere applicati alle onde radio per l’esplorazione dello Spazio”.
Come funziona la tecnologia sviluppata da Willomitzer
Il nuovo metodo fotografico funziona diffondendo luce indiretta su oggetti nascosti, per poi intercettare di nuovo queste radiazioni luminose dopo che hanno colpito il corpo che si vuole analizzare. Un algoritmo ha il compito di ricostruire e codificare il segnale di luce diffusa e di rivelare l’immagine dell’oggetto nascosto. Siamo insomma nel dominio della memoria olografica.
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I risultati ottenuti dagli attuali prototipi utilizzano luce visibile o infrarossa. Ciononostante il principio base si potrebbe estendere ad altre lunghezze d’onda. Le onde radio, per esempio. E ciò renderebbe la tecnologia utilissima nelle missioni spaziali, nelle ricerche subacque, in archeologia e in geologia.
La fotocamera promette un’altissima risoluzione, enorme sensibilità al movimento e completa affidabilità in ogni condizione di pressione, temperatura e umidità. Non è affatto un gioco sciocco da giornalino.