Sulla Luna sussistono dei piccoli giacimenti di anidride carbonica congelata. Perché ci interessano? Perché questi giacimenti, chiamati in gergo “trappole fredde”, potrebbero essere sfruttati per produrre carburante e per delle ricerche scientifiche di epocale rilevanza.
Un giorno, presto o tardi, l’uomo tornerà sulla Luna. E gli scienziati hanno già in mente qualche possibilità per sfruttare le “trappole fredde” presenti sul nostro satellite. Per “trappole fredde” intendiamo quei depositi di anidride carbonica congelata che non muta mai stato (resta sempre solida).
Anni fa, qualcuno ipotizzò la presenza di questi giacimenti, precisamente nelle zone lunari che non conoscono mai illuminazione diretta (ossia i poli) e dove le temperature sono sempre fredde. Ora sappiamo per certo che quei giacimenti esistono. Perciò le future missioni umane sulla Luna potranno sfruttarli. In che modo?
La scoperta di questi giacimenti è stata pubblicata sul Geophysical Research Letters. Lo studio è firmato dal professor Norbert Schörghofer, ricercatore a Honolulu. Tale ricerca può avere una grande influenza sulle future missioni lunari. Gli equipaggi robotici o umani che arriveranno sul satellite potranno di fatti utilizzare questa anidride carbonica per produrre carburante e altre risorse essenziali per sopravvivere sulla Luna. Gli astronauti potrebbero convertire questo materiale addirittura in ossigeno respirabile o utilizzare il carbonio in forma solida per ottenere materiali da costruzione. In più, raccogliendo un po’ di quest’anidride ghiacciata potremmo studiare come si è originata l’acqua sul nostro satellite.
Sappiamo che SpaceX sta pianificando una missione sulla Luna. I razzi utilizzati da Musk funzionano con una miscela di ossigeno liquido e metano, e il metano in questione è parzialmente composto da carbonio e idrogeno. Quindi ci sarebbe della materia prima già disponibile sulla luna. Secondo altri astrofisici, quei giacimenti potrebbero anche essere sfruttati per la produzione di acciaio, a partire da altri materiali raccolti sul satellite.
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Per trovare queste trappole, i ricercatori hanno analizzato undici anni di dati raccolti dal Divine Lunar Radiometer Experiment, uno strumento che è a bordo del Lunar Reconnaissance Orbiter della NASA. Il sito più grande mappato fino ad ora è il cratere Amundsen, con ottantadue chilometri di trappole.
Nel 2009, il Lunar Crater Observation and Sensing Satellite della NASA rilevò dell’anidride carbonica in un pennacchio di materiale eruttato dal cratere Cabeus della Luna. Come anticipato, gli scienziati avevano già ipotizzato nel satellite la presenza di trappole fredde per l’anidride carbonica, ma avevano paura di non riuscire a scovare zone così fredde da permetterne la conservazione.
Il professor Schörghofer ha però compreso che le trappole fredde, intese come regioni abbastanza fredde da consentire l’accumulo di solidi o liquidi, potevano concentrarsi sui poli del satellite. Specie al polo Sud. Nell’ultima ricerca, Schörghofer e colleghi hanno perciò utilizzato i dati di temperatura raccolti dal Diviner Lunar Radiometer Experiment. E così hanno scoperto aree permanentemente in ombra vicino ai poli della Luna dove le temperature sarebbero sufficientemente basse da sostenere le trappole fredde dell’anidride carbonica.
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Come sappiamo, la Luna presenta un clima mutevole, influenzato dalle stagioni, anche se parzialmente. Sui poli, che sono in ombra, durante i mesi invernali, le temperature scendono così tanto da consentire l’esistenza delle trappole fredde. Mentre il carbonio viene disperso nello spazio per un breve periodo durante i mesi estivi.
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Secondo le ultime stime, le trappole fredde ad anidride carbonica coprono circa duecento chilometri quadrati in totale. La più grande area di trappole fredde si trova nel cratere Amundsen e si estende per circa ottantadue chilometri quadrati. Ed è lì che dobbiamo andare a raccogliere la materia che ci interessa.
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