Urano è il terzo pianeta, per diametro, del nostro Sistema Solare. Possiede ventisette lune, su cui da tempo gli astronomi concentrano la loro attenzione. Fra queste, le cinque più grandi (Titania, Oberon, Umbriel, Ariel e Miranda) potrebbero nascondere dei segreti molto interessati. Su Titania e Oberon, in particolare, i ricercatori si aspettano di trovare degli oceani.
Finora l’uomo si è affacciato su Urano solo una volta, con la sonda Voyager 2, il programma lanciato dalla NASA nel 1977, ma lo studio del pianeta e delle sue lune è garantito dalla costante osservazione telescopica, tramite la camera planetaria a grande campo presente a bordo del telescopio spaziale Hubble.
Sappiamo però che la NASA e le altre grandi agenzie spaziali mondiali stanno progettando missioni ai confini del Sistema Solare. Di certo, quindi, si presterà particolare attenzione ai satelliti più grandi del gigante ghiacciato. Secondo i ricercatori, infatti, queste lune potrebbero essere caratterizzate dalla presenza di oceani.
Dobbiamo focalizzarci su due satelliti in particolare, i più grandi: Titania e Oberon. Su queste lune, sotto la superficie ghiacciata, dovrebbero infatti sussistere degli oceani. A sostenerlo con forza è una nuova ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Icarus, a firma di Carver Bierson dell’università dell’Arizona e Francis Nimmo, dell’università della California.
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Abbiamo a che fare con le lune che orbitano più lontano dal pianeta. Entrambe sono composte da roccia e ghiaccio. Presentano inoltre segni macroscopici di impatti e processi endogeni come crateri e grandi faglie. In passato si era escluso che potessero contenere degli oceani sotterranei (come invece si era abbastanza sicuri a proposito di Miranda, Ariel e Umbriel, ossia gli altri tre grandi satelliti naturali di Urano). E questo a causa dell’estesa distanza dal pianeta. Si stimava, insomma, che Titania e Oberon fossero corpi troppo grandi e troppo lontani da Urano, e che quindi l’attrazione gravitazionale esercitata dal pianeta non fosse sufficiente a sciogliere i ghiacci primordiali dei satelliti.
Secondo Bierson e Nimmo Titania e Oberon potrebbero presentare comunque degli oceani nascosti sotto la superficie ghiacciata. La loro ricerca ipotizza che l’acqua potrebbe essere stata mantenuta allo stato liquido dal calore generato dal decadimento degli elementi radioattivi presenti nei loro nuclei. Ad ogni modo, tutto dipende dalla porosità delle barriere di ghiaccio che separano le croste superficiali dai mantelli delle lune. Croste meno porose condurrebbero meglio il calore, disperdendolo.
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I ricercatori hanno proposto un modello: se la crosta ghiacciata di Titania fosse porosa al 12%, il calore generato dal decadimento radioattivo potrebbe essere sufficiente a mantenere allo stato liquido un oceano abbastanza profondo (anche un chilometro). E quindi si potrebbe scavare per trovare dell’acqua. La stessa cosa vale anche per Oberon.
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Ma come fanno gli astrofisici a immaginare che Titania e Oberon possano avere una porosità della crosta ferma intorno al 12%? Si basano su dati statistici. Il nostro satellite, cioè la Luna, rivela una porosità media di circa il 12%.
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