I long Covid sono i sintomi a lungo termine che si possono riscontrare dopo aver contratto la malattia. Tra i più comuni sono stati segnalati l’affaticamento, il mal di testa, la dispnea e l’anosmia, cioè la perdita totale di percezione degli odori. Queste compromissioni funzionali possono durare anche mesi, con sintomi che variano da soggetto a soggetto.
Un’analisi del National Institute for Health Research del Regno Unito ha evidenziato le due sindromi che possono determinare un long covid:
- Sindrome post terapia intensiva, per quei pazienti intubati o rimasti sotto C-pap per un tempo prolungato.
- Sindrome stanchezza post virale.
I fattori di rischio possono essere diversi, e gli studiosi stanno cercando di analizzare più casi possibili, proprio per trovare un denominatore comune utile a capire e a prevenire la malattia.
Fattori di rischio
Secondo uno studio inglese del King’s College London del 21 ottobre 2020, i fattori di rischio per la Long Covid possono includere:
- Età superiore ai 50 anni.
- Sesso femminile (nella fascia età più giovane), perché si è costatato che il Covid agisce sul sistema ormonale, con conseguenze per le ovaie, le gravidanze e la menopausa.
- Obesità.
- Asma.
- Avere più di cinque sintomi nella prima settimana di infezione da Covid-19 (come tosse, affaticamento, mal di testa, diarrea e perdita olfatto).
Gli organi più colpiti dal long covid
Tra gli organi più colpiti abbiamo il polmone, il cuore i reni, oltre che il sistema nervoso in generale.
Il polmone
il sintomo del Covid si manifesta solitamente con una polmonite interstiziale, causata da una forte infiammazione degli alveoli. I danni a questo organo persistono settimane o addirittura mesi dopo la guarigione, anche in pazienti con sintomi lievi. I vari casi clinici analizzati mostrano la presenza di dispnea con insufficienza cardiaca polmonare dopo 12 settimane dalla guarigione nel 47% dei casi. Si prevedono per questo strategie di assistenza e recupero funzionale di tipo riabilitativo nel lungo periodo. Il Covid può colpire il polmone in diversi modi come:
- Polmonite interstiziale acuta, dove vi è bisogno spesso di ventilazione meccanica e assistenza ospedaliera.
- Sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS), in cui il polmone si riempie velocemente di liquido e diventa rigido. Anche in questo caso è necessaria la ventilazione e l’ospedalizzazione.
- Sepsi, nota anche come avvelenamento del sangue, che è una temibile complicanza della polmonite.
- Infarto del miocardio.
- Embolia polmonare.
La guarigione completa e il recupero della salute dei polmoni a lungo termine dipendono dal tipo di cure e dalla loro tempestività. Infatti, l’immediato ricovero in ospedale per i pazienti gravemente malati può ridurre al minimo i danni ai polmoni.
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Il cuore
in genere si è notato che i danni da Covid sono di lieve entità, anche se in alcuni casi possono sfociare in gravi miocarditi. Altre conseguenze possono presentarsi come:
- Aritmie cardiache.
- Danno alle cellule del tessuto cardiaco con l’aumento della troponina (proteina presente nel tessuto muscolare scheletrico).
- Trombosi.
- Aritmie maligne (cosiddette ventricular fibrillation n.d.r.)
I reni
i soggetti in dialisi o con trapianto di rene corrono rischi più alti che la malattia Covid evolva in forma più grave. Circa un terzo dei decessi è avvenuto a causa di una insufficienza renale acuta dovuta principalmente ad un aumento della microcoagulazione.
Il sistema nervoso: si è osservato che i pazienti con Covid-19 potrebbero soffrire di problemi permanenti al sistema nervoso periferico (SNP). Questi causerebbero cambiamenti dell’eccitabilità dei nocicettori (terminazioni nervose che promuovono il dolore), inducendo neuropatie e peggiorando stati dolorosi.
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Cure e recupero
Le metodologie di cura variano dalla gravità della malattia e vanno valutate a seconda dei casi. Gli asintomatici, di solito, vengono isolati e non hanno bisogno di cure ma si sottopongono al tampone dopo un certo tempo (che varia dai 7 ai 10 gg); i malati non gravi spesso vengono curati a casa con l’utilizzo di cortisone, antivirali e antibiotici. I casi peggiori, invece, vengono ricoverati e sovente intubati in terapia intensiva.
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Il team coinvolto nella cura e nel recupero può includere diversi specialisti, fra i quali:
- Fisioterapisti, per il recupero muscolare.
- Ergoterapisti, in cui l’agente terapeutico è costituito da un’attività lavorativa razionalmente ordinata.
- Psicologi e psichiatri clinici.
- Medici riabilitativi in generale.