DART fa sul serio. La missione spaziale della NASA concepita per deviare un asteroide è stata lanciata oggi, mercoledì 24 novembre 2021, alle ore sette e venti (fuso orario italiano). L’operazione è partita dalla base di Vandenberg in California, tramite il razzo Falcon 9. Ha quindi avuto inizio il lungo viaggio nello Spazio, che porterà la missione a coprire oltre dieci milioni di chilometri in undici mesi. Obiettivo: colpire e deviare un asteroide di centosettanta metri di diametro per provare a deviarlo.
La missione Double Asteroid Redirection Test, anche conosciuta con l’acronimo DART è basata sull’utilizzo di una sonda spaziale concepita e sviluppata per studiare e quindi testare gli effetti cinetici dell’impatto di un veicolo spaziale contro un asteroide. La volontà è quella di utilizzare la sonda per far deflettere, ovvero deviare, un asteroide in modo da prevenire ed evitare possibili collisioni di corpi spaziali con la Terra. Il progetto DART è nato come progetto di cooperazione tra la NASA e il Johns Hopkins Applied Physics Laboratory (APL).
La delicata missione del DART
A bordo del vettore c’è anche LiciaCUBE, un microsatellite italiano con cui sarà filmato l’impatto con l’asteroide per verificare l’efficacia del progetto. Lo scopo della sonda è infatti quello di testare una manovra fondamentale per la difesa della Terra. Si tratta di colpire un asteroide per deviarne la traiettoria.
Come bersaglio della missione è stato scelto un piccolo asteroide chiamato Dimorphos, che orbita attorno al più pericoloso e grosso 65803 Didymos. Didymos è un asteroide binario costituito da un corpo principale di settecentottanta metri di diametro. E nella sua orbita c’è appunto un altro asteroide, più piccolo, del diametro stimato di centosessanta metri, denominato 65803 I Dimorphos, su cui impatterà fra undici mesi il vettore della NASA.
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Sappiamo che Dimorphos non è pericoloso per la Terra, ma la sperimentazione potrà offrire ai ricercatori dati importantissimi sull’efficacia del protocollo e sulle possibili conseguenze dell’impatto. Sì, ci stiamo proprio preparando all’Armageddon! Sperando di non fare la fine raccontata da Deep Impact…
Tutte le caratteristiche della missione e del modulo
La NASA ha scelto di utilizzare una sonda a basso costo e dalla massa ridotta. Il veicolo ha le dimensioni di un cubo di un metro, più o meno. Gli strumenti di bordo gonfiano la sua grandezza fino agli otto metri e ottanta centimetri per uno e novanta. L’energia è fornita da due pannelli solari di otto metri, circa. La propulsione è assicurata da un propulsore ionico chiamato NEXT-C, che garantisce una velocità di circa 6,6 km/s.
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Il sistema di guida è autonomo e garantito dalle prestazioni del sistema SMART Nav (Small-body Maneuvering Autonomous Real Time Navigation). Fra le strumentazioni fondamentali ci sono la fotocamera ad alta definizione DRACO (Didymos Reconnaissance and Asteroid Camera for Op-nav) e il già citato LICIACube (Light Italian Cubesat for Imaging of Asteroids), un cubesat tutto italiano, presentato dall’ASI e realizzato dall’Argotec di Torino. Si tratta insomma di un nano-satellite dalle dimensioni assai ridotte.
Perché diamo tanta importanza a questa missione? In realtà è statisticamente assai improbabile che un asteroide buchi l’atmosfera per colpire la Terra. Ma bisogna comunque prepararsi… Tempo fa alcuni simpatici ricercatori britannici pubblicarono sul Geophysical Research Letters un’analisi elencando le più probabili cause di morte dovute a un impatto con un corpo celeste.
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Di base avremmo a che fare con un’onda d’urto così potente da schiacciare cose e persone in una frazione di secondo. Ogni costruzione umana imploderebbe, le montagne finirebbero in pochi minuti sbriciolate. E noi? Vedremmo esplodere a causa della pressione tutti i nostri organi interni. E se questo non dovesse ucciderci, dovremmo affrontare un impatto termico devastante. E ancora: dei terribili tsunami raderebbero al suolo gran parte delle terre costiere, e un vento mai visto, carico di radiazioni, distruggerebbe tutto ciò che rimane.
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Ma, niente paura: come detto, è improbabile che accada. E comunque ora il DART sta pensando a una soluzione.