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Apple I – Il primo computer di Steve Jobs venduto all’asta: cifra esorbitante

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Giuseppe F

Nel sottobosco del collezionismo dedicato all’archeologia informatica e all’elettronica vintage, il primo prodotto della Apple, ovvero Apple I, è una sorta di Santo Graal. Tutti lo cercano, tutti lo vogliono, qualcuno dice addirittura di averlo posseduto o di aver conosciuto qualcuno che ne aveva uno archiviato in garage… Ma la verità è che in circolazione ne esistono soltanto una trentina di esemplari, sui duecento commercializzati nel 1976. Ecco perché, quando ne spunta fuori uno, subito partono le aste. Un Apple I è stato appunto venduto nei giorni scorsi. La cifra d’acquisto è spaventosa!

Apple I è il primo personal computer venduto dall’azienda di Cupertino nel 1976. Per la sua prima serie, ne furono prodotte duecento unità, vendute in breve tempo nel corso della storia. Particolarità: la primissima versione è in legno koa hawaiano ed è stata costruita e assemblata a mano da due dei co-fondatori di Apple, ovvero Steve Wozniak e Steve Jobs, quando ancora armeggiavano nello storico garage dei genitori di Jobs, dove i due programmatori diedero vita, insieme a Ronald Wayne, alla Apple Computer. Quello storico primo esemplare è stato ora battuto all’asta presso la casa John Moran in California. Un collezionista se lo è aggiudicato.

Il prezzo corrente di un Apple I in koa

Apple I venduto all’asta (Apple) – curiosauro.it

L’Apple che è stato venduto all’asta ha avuto nella sua storia due proprietari, un professore universitario che lo comprò nel 1977 e uno studente, che lo acquistò dal professore a seicentocinquanta dollari. Il pezzo era ancora accompagnato dal manuale utenti originale e dal software Apple in due cassette.

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La cassa in legno koa ha attirato però l’attenzione di molti collezionisti: quel segno distintivo rimanda infatti alle origini dell’azienda. Il materiale, di solito utilizzato per costruire chitarre, fu usato da Jobs per la sua economicità e la sua leggerezza. Ma il tentativo risultò poco pratico, quindi si passò successivamente alla plastica. Alla fine dell’asta, l’Apple I è stato venduto per ben quattrocentomila dollari.

Il computer l’Apple I fu presentato al mondo la prima volta nell’aprile 1976 all’Homebrew Computer Club di Palo Alto e fu commercializzato dal luglio 1976 all’agosto 1977 inizialmente al costo di 666,66 dollari. Se ne vendettero seicento pezzi. Ma quel progetto fece comunque la storia. Il collezionismo cominciò già alla fine degli anni Novanta. Vista la rarità e l’importanza storica del pezzo, il valore del personal computer è in continua crescita.

L’importanza storica del computer in koa

Stese Jobs nel 1981 (Photo: Tony Korody/Sygma/Corbis) – curiosauro.it

L’Apple I è l’atto iniziale di una storia di trionfi e conquiste planetarie. Oggi la Apple è la seconda azienda più quotata al mondo, e tutto ha avuto inizio in un garage. Budget iniziale: i soldi ricavati dalla vendita del furgoncino Volkswagen di Jobs e della calcolatrice HP di Wozniak, ovvero tremila dollari in tutto.

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Con quel denaro i due acquistarono tutte le componenti necessarie per produrre delle schede informatiche. Produssero così una scheda madre che poteva essere collegata a un alimentatore, a una tastiera e allo schermo della tv. La custodia in legno era già un di più: all’epoca si acquistavano soltanto le schede, dato che i programmatori e gli amatori erano soliti assemblarsele da soli.

Il primo prototipo di Apple I – curiosauro.it

Apple II

Nel 1977, l’arrivo del rivoluzionario Apple II mise fine alla stagione del primo esperimento jobesiano. E da allora ha avuto inizio il collezionismo. Oggi, infatti, quel microcomputer è un pezzo fondamentale dell’archeologia informatica.

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E che cos’è l’archeologia informatica? Una componente importante dello studio dell’informatica, che si dedica alla riscoperta e all’analisi dei computer del passato. Il principale scopo dell’archeologia informatica consiste nella raccolta di informazioni e sulla conservazione di tutte quelle componenti informatiche che hanno fatto la storia della contemporaneità.

Giuseppe F

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