Omnes viae Romam ducunt, ovvero tutte le strade portano a Roma: in lingua romanesca diventa “tutte ‘e strade pòrteno a Roma”. Il proverbio richiama la grande efficienza delle strade costruite dai romani per mettere insieme i pezzi della geografia dell’impero. Ed è la stessa da cui prende “ispirazione” l’attuale sistema viario del nostro Paese. (Aosta)
La maggior parte delle strade consolari partivano da Roma e dunque dovevano per forza portare alla città eterna se prese in senso contrario. Alcune delle più importanti, ancora oggi fondamentali arterie, sono: Aurelia, Cassia, Flaminia, Salaria, Tiburtina, Casilina, Appia e Ostiense.
Uno dei luoghi simbolo dell’impero romano è Aosta che, non è un caso, dopo Roma stessa, è la seconda città d’Italia che conserva più resti romani. Per tutti, infatti, Aosta è la “Roma delle Alpi”.
La conquista della Valle d’Aosta da parte dell’Impero Romano avvenne all’epoca di Augusto (Gaio Ottavio Turino, meglio conosciuto come Ottaviano o Augusto, è stato il primo imperatore romano dal 27 a.C. al 14 d.C.). Quell’area fu identificata come varco possibile per l’estensione dei confini dell’Impero verso l’area germanica. Storica e celebrata fu la vittoria di Aulo Terenzio Varrone nel 25 a.C. che arrivò dopo diverse battaglie contro le popolazioni alpine tra cui i Salassi, popolo celto-ligure stanziale in Valle d’Aosta.
Ed è proprio in questi luoghi che, nello stesso anno, fu costruita la città di Augusta (da cui Aosta) Praetoria. L’impianto urbanistico aveva i chiari riferimenti strutturali di un accampamento militare che si appoggiava su pianta rettangolare e sfruttava l’incrocio tra il Cardo Maximus (verso nord-sud) e il Decumanus Maximus (est-ovest). In più quattro porte, simmetriche a coppie, davano varchi nella cinta muraria: la Porta Principalis Sinistra a nord, la Porta Principalis Dextera a sud, la Porta Praetoria a est e la Porta Decumana a ovest. Lungo la cortina di mura ben 20 torri. I romani non dimenticarono il teatro, l’anfiteatro, le terme ed il foro per il commercio oltre naturalmente ai templi. Fuori dalla città attraverso la Porta Praetoria, nei pressi del ponte sul Buthier, svettava l’arco onorario dedicato all’imperatore Augusto.
Tra le opere di ingegneria sono tuttora ben conservati l’arco di Donnas, il ponte acquedotto di Pondel e il ponte di Pont-Saint-Martin. Le pietre miliari – altra grande opera di ingegno – che segnavano le distanze tra le città, consentirono di creare precisi itinerari per strategie militari e commerciali. Note, in tal senso, quartus lapis, che divenne Quart, e nonus lapis, oggi Nus: una dirigeva verso Piccolo San Bernardo e l’odierna Lione, l’altra al passo del Gran San Bernardo che conduce verso Germania e la vecchia Britannia.
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Il MAR
Per avere una sintesi dell’importanza della storia romana sulla Valle d’Aosta, è sufficiente visitare il Museo Archeologico Regionale (MAR) di Aosta dove, al di là dei tanti reperti, sono visibili le fondazioni della porta settentrionale (Porta Principalis Sinistra) dell’antica Augusta Praetoria.
L’Arco di Augusto
Simboleggiava la potenza di Roma all’ingresso della città, fu edificato in onore dell’Imperatore per celebrare la sconfitta dei Salassi e coincideva con la creazione di una colonia-baluardo dell’Impero a protezione delle Alpi. Qui si possono vedere anche i resti di una antichissima città, Cordelia, fondata secondo la leggenda addirittura nel 1158 a.C.
La Porta Prætoria di Aosta
E’ l’unica delle quattro esistenti che si è conservata e si staglia alla vista in tutta la sua imponenza: era la porta di ingresso orientale della città: è fatta di blocchi di pietra fissati con ardesia frantumata estratta dal fondale della Dora Baltea. Il varco centrale era riservato ai carri, quelli laterali ai pedoni.
Il Teatro Romano di Aosta
Una costruzione maestosa tra le case del centro. Si è conservato perfettamente, molti storici asseriscono fosse utilizzato anche per spettacoli al coperto a conferma della straordinaria capacità di prevedere tutti i dettagli in armonia con la natura. La facciata è alta 22 metri e monumentale è la parete traforata da arcate e da finestre (che sono il simbolo di Aosta). Dalle dimensioni delle gradinate si stima che potesse ospitare 4mila spettatori.
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L’Anfiteatro
Risalente all’epoca dell’imperatore Claudio, metà del I secolo d.C., sorgeva nel perimetro urbano occupando due insulae periferiche. In tal mondo non ostacolava il traffico cittadino e si collegava al teatro creando un vero e proprio quartiere per gli spettacoli. Poteva accogliere fino a 20mila spettatori. Di esso restano solo avanzi, anche se imponenti, nel recinto del Convento di Santa Caterina.
Il Criptoportico
Sotto le fondamenta della città si nasconde il Criptoportico forense: un quadrilatero di colonne che conducono il visitatore in un viaggio nel tempo. Serviva al contenimento e alla regolarizzazione del terreno, inizialmente in leggera pendenza e per creare un dislivello tra l‘area sacra e la platea forense. Fungeva anche da magazzino e da granaio militare e successivamente fu usato dai cittadini per passeggiare e fare incontri, in particolare d’inverno.
Il cardo e il decumano
La pianta della città è di chiara impronta Romana: c’è il cardo – l’attuale via Croce di Città – e il decumano, vie Porta Pretoria, De Tillier e Aubert. Il Cardo Maximus fu costruito tenendo presente il movimento del sole. Spettacolare in tal senso è il gioco di luci che si crea tra il 21 e il 23 dicembre intorno alle 11.00.
Il sito di Saint-Martin-de-Corléans
E’ l’anello di congiunzione temporale tra il periodo protostorico (II e I millennio a.C.) e quello Romano. Uno dei più grandi siti del megalitismo in Europa, dà la possibilità di viaggiare dal Neolitico all’Età del Ferro. Intorno agli scavi c’è un museo in cui si possono vedere stele, tombe megalitiche e un dolmen. Nel corso dell’età Romana, tale sito era fondamentale per insediamenti, campi agricoli e necropoli.
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Aosta nel 2021
Oggi Aosta è la città più sicura dello Stivale secondo il rapporto sulla qualità della vita 2021 di ItaliaOggi realizzato dall’Università Sapienza di Roma con Cattolica Assicurazioni. I parametri riguardano il numero di reati denunciati, nonché la percezione della pericolosità sociale del luogo in cui si vive da parte dei cittadini, risultato il migliore. Il tutto, unito a ricchezza media e controllo del territorio. E forse il merito è anche dei romani che capirono il potenziale di questa regione.