Per combattere il Covid-19 e porre fine all’incubo della pandemia, la comunità scientifica ha finora puntato su due strade. La prima, più concreta, basata sulla prevenzione del contagio attraverso il vaccino. La seconda, più ardua e controversa, che punta a cercare una cura… Si sta lavorando davvero alla creazione di un farmaco anti-covid?
Quando alla fine del 2020 sono arrivati i primi vaccini, si è puntato tutto sull campagna vaccinale, per fermare il dilagare della pandemia. Non vi erano altre possibilità. Contemporaneamente, però, ricercatori e medici si sono impegnati per sviluppare una procedura di utilizzo degli anticorpi monoclonali, ossia una forma possibile di cura: dei farmaci diretti specificamente contro il virus. Ora, tuttavia, si parla di un nuovo farmaco in pillola studiato per il trattamento delle infezioni da coronavirus. Pare che funzioni benissimo…
Putroppo, il dibattito scientifico è stato parecchio inquinato da questioni extrascientifiche. Il tema delle cure viene tuttora spesso strumentalizzato da chi è contrario per principio ai vaccini (i cosiddetti no-vax). Continuamente vengono proposte e promosse pseudo-terapie non autorizzate dagli organi competenti. Cure pericolose, perché non testate. In molti casi si tratta di soluzioni che risultano inutili o dannose per i pazienti.
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Proprio per questo le autorità competenti in materia sanitaria a livello europeo (EMA) e italiana (AIFA) hanno divulgato numerosi dossier per informare gli operatori e il pubblico sul valore comprovato dei vaccini e per fare chiarezza sull’utilizzo dei farmaci curativi contro il Covid-19.
Esistono farmaci certificati, altri in via di revisione e altri ancora non certificati o “dannosi”. E di farmaci certificati, fino a oggi, non ne abbiamo visto nessuno, a parte gli anticorpi monoclonali, sui quali però è in atto ancora un dibattito accademico.
A parte i vaccini approvati o in via di approvazione, abbiamo un’altra arma a disposizione. A inizio ottobre 2021, il colosso Merck Sharp & Dohme, in partnership con Ridgeback Biotherapeutics, ha registrato la prima pillola indicata per il trattamento del Covid. Si tratta dell’antivirale molnupiravir. I più informati la chiamano pillola Merck.
Abbiamo a che fare con una pillola da prendere per via orale. Tecnicamente è un profarmaco del derivato nucleosidico sintetico N4-idrossicitidina. La sua azione antivirale si esplica attraverso l’introduzione di errori di copiatura durante la replicazione dell’RNA virale.
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L’azienda ha già chiesto l’autorizzazione di emergenza negli Stati Uniti e l’immissione in commercio ad altre agenzie regolatorie a livello mondiale… Le nostre autorità stanno monitorando la situazione.
Secondo i dati forniti da Merck, il 7,3% dei pazienti che hanno ricevuto molnupiravir sono stati ricoverati o sono deceduti entro il ventesimo giorno, a fronte del 14,1% dei pazienti trattati con un farmaco placebo. Quindi un’efficacia c’è.
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