Ecco uno degli argomenti preferiti da coloro che si oppongono alla teoria del cambiamento climatico legato all’aumento dell’effetto serra. Gli stravolgimenti del clima mondiale sono fenomeni ciclici, fanno parte della storia della nostra Terra. La temperatura mondiale si è alzata e abbassata più volte di vari gradi nel passato, le pianure si sono desertificate millenni fa, e le terre artiche un tempo ospitavano colline in fiore…
Nessun dubbio: la nostra Terra ha già affrontato centinaia di stravolgimenti climatici nella sua storia. I commentatori antichi ci raccontano di civiltà abbattute o sconvolte da improvvise siccità e desertificazioni, di tremende ondate di freddo, di innalzamenti improvvisi delle temperature e di lunghe carestie causate dai capricci del clima impazzito. Esiste una scienza che studia l’argomento. Si chiama paleoclimatologia…
I cambiamenti climatici del passato
Sappiamo che l’essere umano comparve sulla Terra circa tre milioni di anni fa. All’inizio del pleistocene, circa due milioni di anni fa, il nostro pianeta attraversava un periodo glaciale: quasi tutto l’emisfero settentrionale (Europa, America del Nord, attuale Russia…) era ghiacciato. I paleontologi hanno isolato cinque fasi glaciali, dette Donau, Gunz, Mindel, Riss e Wurm, intervallate da altrettante fasi interglaciali. Anche noi, quindi, stiamo vivendo in un periodo interglaciale. E quando ha avuto inizio questo periodo? Per gli esperti si parla di circa quindicimila anni fa. Ciò potrebbe dipendere dalle variazioni orbitali della Terra. Ma la teoria che supporta una simile interpretazione non è del tutto comprovata.
Intorno al 1300 a.C. l’innalzamento dei mari comportò distruzioni in tutto il Mediterraneo. L’isola di Creta, e con essa la gloriosa società Minoica, fu distrutta così. Anche l’episodio dell’Arca di Noè nella Bibbia dovrebbe riferirsi a queste inondazioni. In più, popoli di profughi si riversarono sulla Grecia e sul Vicino Oriente per scampare a un disastro ambientale. Erano i famosi popoli del mare…
Grazie all’archeologia e soprattutto alle pagine degli storici, sappiamo che una grande ondata di caldo investì l’Europa e parte dell’America intorno al 300 a.C. Questa fase durò fino alla fine dell’Impero Romano, più o meno, e corrisponde a un lungo periodo di relativa stabilità e benessere per l’Occidente. I ricercatori si riferiscono a questa epoca usando il nome di periodo caldo romano. Ci avete fatto di sicuro caso, gli antichi Romani vestivano leggere tuniche, d’estate e d’inverno. Poi, a un certo punto, introdussero pellicce e pesanti mantelli. La temperatura era mutata…
Nel medioevo
Dal 600 d.C. all’anno Mille, la Terra divenne un luogo molto più freddo. Con le invasioni barbariche arrivò anche il gelo (alcuni storici pensano che sia stato il mutamento climatico a spingere i barbari a varcare i confini dell’Impero Romano). L’Europa e l’Asia conobbero così epoche di crisi sociale, instabilità, povertà, disagio. Poi venne il cosiddetto periodo caldo medievale, con un riscaldamento effettivo delle temperature che si protrasse fino agli anni del Rinascimento. Si pensa che il periodo caldo medievale (MWP) sia iniziato dal intorno al 950 per concludersi nel 1250 circa. Già nel 1965, Hubert Lamb, uno dei primi paleoclimatologi pubblicò ricerche basate su dati di botanica che provavano cambiamenti nella temperatura e nelle precipitazioni in Inghilterra intorno al XIII secolo. Quest’ondata di caldo fu seguita da un calo dei livelli di temperatura fino a quando tra il XVI e il XVIII secolo il mondo tornò in una fase fredda.
Alcuni storici pensano che la decadenza della civiltà Maya sia collegabile con il periodo caldo medievale, cioè a lunghi decenni di siccità. Abbiamo poi prove che intorno all’anno Mille, i Vichinghi abitassero varie zone del Sud della Groenlandia, che all’epoca non era ghiacciata. Drastici cambiamenti climatici si registrarono anche in Africa e Oceania.
L’inverno del 1815
Nella prima metà dell’Ottocento, per la precisione nel 1815, ci fu il famoso “anno senza estate“. Un anno freddissimo. La Germania fu sommersa dalla neve. In Inghilterra imperversarono le bufere. L’America del Nord cadde in ginocchio per le gelate che distrussero le colture…
Secondo alcuni storici la colpa fu in quel caso del vulcano Tambora, in Indonesia, che esplose, riversando nell’aria una nuvola enorme e densissima di cenere, capace di oscurare il cielo di gran parte dell’Asia. Visto che la luce del sole faticava ad attraversare l’atmosfera, le temperature caddero a picco. Ci sono mille testimonianze, anche letterarie, di quell’anno gelido. La Shelley scrisse il suo famoso Frankenstein proprio durante quell’anno, costretta in casa per il gelo.
Gli sconvolgimenti attuali
Non si può negare il fatto che il clima della Terra sia sempre stato soggetto a sconvolgimenti, spesso disastrosi, che portarono con sé maremoti, siccità, carestie e spopolamenti. Ma ora la situazione è completamente diversa. Fino a duecento anni fa l’impatto dell’uomo sugli equilibri della Terra era minimo. Adesso invece le attività umane riescono a dominare e alterare la natura. Gli effetti dell’inquinamento sono provati e ingenti. La comunità scientifica è concorde quasi all’unanimità: le emissioni nell’atmosfera terrestre di crescenti quantità di gas serra incrementano il cosiddetto effetto serra e provocano l’innalzamento delle temperature.
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Tutto ciò causerà lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento delle acque (molte città saranno sommerse), l’avanzamento del deserto, l’aumento della siccità. In passato dunque ci sono già stati cambiamenti climatici, è vero. Ma il cambiamento in atto è strettamente collegato a fattori umani. Sarebbe dunque il caso imparare qualcosa dalla storia, e ingegnarsi per provare a limitare i danni.