Quello degli universi paralleli è un concetto che coinvolge non solo scienza e fantascienza ma anche spiritualità, filosofia e logica astratta. Ed è per certi versi paradossale, da parte della scienza, porsi un simile problema. Già abbiamo a che fare con un universo infinito, insondabile in tutti i suoi aspetti… E cosa facciamo? Ci preoccupiamo della presenza di altri, possibili universi paralleli! Per quale motivo lo facciamo?
Secondo la teoria degli universi paralleli, accanto al nostro mondo, sviluppato in molteplici e incalcolabili galassie, ci sono tanti altri universi. Quanti? Infiniti. Quest’idea, che piace tanto alla fantascienza, è in realtà quasi accettata da buona parte della comunità scientifica (non da tutti, dato che non ci sono prove effettive).
Secondo il concetto di inflazione eterna, l’esistenza della nostra realtà è collegata a una trama infinita di spaziotempo che continua a crescere, a svilupparsi, a sdoppiarsi e a ricrearsi, generando nuove galassie, nuovi sistemi di materia e antimateria. Noi consideriamo un solo universo per praticità, ma è assai probabile che ne esistano infiniti.
E perché non consideriamo tutti questi altri universi come un unico universo? Perché c’è bisogno di una demarcazione, ossia di una distinzione concettuale, in quanto ognuno di questi universi è retto da leggi fisiche autonome. Ciò che vale nel nostro universo, per esempio, la radiazione visibile o la ionizzazione degli atomi, potrebbe non valere per gli altri. Ma gli universi paralleli sono potenzialmente infiniti. E infinite sono le possibilità.
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Un recente studio comparso sulla rivista Physical Review X afferma che i mondi paralleli hanno senso a livello numerico e coerenza dal punto di vista scientifico. Lo studio è stato condotto dai ricercatori della Griffith University a Brisbane, in Australia, insieme a un ricercatore dell’università della California a Davis.
Gli scienziati hanno insomma fornito una formulazione matematica che conferma la possibilità insondabile e straniante dell’esistenza di differenti mondi opposti al nostro. Ovvero, altri universi dotati della complessità strutturale che oggi conosciamo e assumiamo come presupposto di realtà grazie all’astrazione della scienza. Secondo questa ricerca, l’esistenza di questi universi paralleli è verosimile. Essi ci sono e non sono separati dal nostro universo: la loro realtà parallela ci influenza, e la nostra influenza la loro. Vi è dunque reciprocità…
Molti fisici contemporanei sono quindi fermi sostenitori dell’esistenza di dimensioni parallele, universi contigui e infiniti mondi lontani. Questa interpretazione si basa su leggi fondamentali della meccanica quantistica ondulatoria (elaborata da Erwin Schrödinger), ed è stata raffinata grazie al lavoro di Hugh Everett III negli anni ’60.
Bryce DeWitt, che studiò Everett, battezzò questa teoria come “interpretazione a molti mondi” (in inglese MWI: Many Worlds Interpretation). Uno dei maggiori sostenitori e divulgatori di questo approccio teoretico è stato il fisico David Deutsch, dell’università di Oxford. L’unica posizione che, secondo lo studioso, potrebbe giustificare anche l’esistenza del nostro universo.
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Sì, perché la teoria in questione spiegherebbe anche la genesi del nostro universo. Insomma, il Big Bang ha avuto bisogno di una spinta, di una causa, che potrebbe infine coincidere proprio con la teoria degli universi paralleli che si influenzano e si allontanano l’uno dall’altro e poi si rivoluzionano in un eterno trasformarsi. Stephen Hawking ha studiato per tutta la vita questa teoria, concentrandosi sulla funzione d’onda d’universo come prova del processo ipotetico…
L’astrofisica Laura Mersini-Houghton spiegò che le macchie fredde nella radiazione cosmica di fondo che talvolta rileviamo grazie al Wilkinson Microwave Anisotropy Probe (WMAP), cioè il satellite con cui si studiano le radiazioni collegate al Big Bang, potrebbero provare per via empirica l’esistenza degli universi paralleli. Un cold spot in particolare, rivelato dal satellite WMAP, potrebbe fornire un’evidenza misurabile per determinare la presenza di un universo parallelo all’interno del multiverso.
L’universo parallelo appare nei libri come fenomeno magico o fantascientifico. Anche in Dickens, in Canto di Natale, ci sono ben due universi paralleli! Un esempio classico di fantascienza collegata al tema è il romanzo La svastica sul cuore, opera ucronica di Philip K. Dick, pubblicato nel 1962 e vincitrice del Premio Hugo come miglior romanzo nel 1963.
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Riguardo al cinema, è doveroso ricordare Strade perdute di David Lynch del 1996, dove i protagonisti entrano in contatto con inquietanti realtà parallele simultanee. Piuttosto noto è il plot di Sliding Doors di Peter Howitt (1998) in cui una giovane donna vive in una realtà alternativa sdoppiata, dove una delle due potrebbe costituire la conseguenza dell’altra. Infine, in Donnie Darko di Richard Kelly del 2001 un ragazzo viene catapultato in una dimensione parallela, probabilmente attraverso un wormhole. E poi ci sono almeno altri cento film che sviluppano la questione da un punto di vista spaziale o prettamente sci-fi.
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