Da quando Mark Zuckerberg ha annunciato l’intenzione di dar vita a una nuova, rivoluzionaria impresa per controllare e aggiornare i servizi social di Facebook, Instagram e WhatsApp, non si fa altro che parlare di Meta. Questo sarà infatti il nuovo nome di Facebook. Si apre dunque un nuovo orizzonte di interazione virtuale. E anche i concorrenti diretti e le altre più grandi società informatiche si preparano a tuffarsi nel metaverso.
Meta. Una parolina che sembra già esserci venuta un po’ a noia, per quanto è stata ripetuta e considerata finora. Ma siamo ancora all’inizio… Dopo Facebook, anche Microsoft si prepara a tuffarsi nel metaverso. Soprattutto per quanto riguarda il settore videoludico, ossia la Xbox. Il CEO Satya Nadella, infatti, ha già affermato che qualcosa sarà fatto soprattutto per i videogiochi.
Meta contaminerà di certo il mondo del gaming. Anzi, lo ha già fatto: Satya Nadella ha affermato che la Xbox è già dentro il metaverso! Il videogame Halo, per esempio, è puro metaverso, ossia coinvolgente esperienza di realtà virtuale. Anche Minecraft è un metaverso. Il punto è portare queste esperienze a due dimensioni al livello più intenso del 3D. Rendere ancora più realistica e pervasiva l’esperienza di gioco.
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A quanto pare la Microsoft ha già avviato dei progetti in tal senso. E resta soltanto da capire in che modo potranno essere realizzati. La suggestione promossa da Zuckerberg ha ispirato tutto il mondo informatico. Ci prepariamo dunque a una nuova, affascinante fase di sviluppo e rifondazione della realtà virtuale, soprattutto grazie ai videogiochi.
Il concetto di metaverso è stato introdotto ufficialmente da uno scrittore a inizio anni ’90. In effetti, Neal Stephenson nel suo libro di fantascienza Snow Crash, pubblicato 1992, descriveva una potentissima e avviluppante realtà virtuale condivisa tramite internet. Un non-luogo dove le individualità si rappresentavano in tre dimensioni tramite avatar.
L’idea era già stata sfruttata in precedenza. E come spesso accade la realtà tecnica prende spunto dalla fantascienza. Un testo in particolare, Neuromancer (Neuromante, 1984), primo volume della Trilogia dello Sprawl, a opera di William Gibson, può essere considerato come un’anticipazione assai convincente del metaverso, sempre sotto forma di universo declinato come cyberspazio.
Gibson immaginò uno spazio virtuale simile a un’allucinazione condivisa che prende il posto della realtà. Una piattaforma infinita, dove individui e corporation interagiscono attraverso informazioni digitali.
Il fatto che quest’anno Facebook abbia assunto diecimila persone solo in Europa per sviluppare il metaverso ci pone già di fronte a una nuova declinazione del concetto, assai più concreta e pervasiva. Di sicuro lontana dagli scialbi esempi già prodotti da internet (come SecondLife).
Addirittura, Facebook è pronta a cambiare nome, per il metaverso. Il 28 ottobre 2021 l’azienda con sede a Menlo Park ha preso il nome di Meta, e nulla sarà come prima. O almeno è questo ciò che si attende…
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Intanto Microsoft non sta con le mani in mano. L’azienda di Albuquerque ha avviato progetti nuovi per la Xbox e ha già sviluppato Mesh, ovvero una nuova piattaforma collaborativa per esperienze virtuali.
Dopo la pandemia e il successo di app come Zoom, Microsoft ha pensato a un programma per rendere le riunioni ancora più interattive. Mesh è appunto una piattaforma per organizzare riunioni e videochiamate, adatta sia al lavoro che al gaming, dove ogni partecipante potrà muoversi attraverso avatar animati, in realtà mista. L’obiettivo è di collegare il programma alla dimensione del metaverso con visori per la realtà aumentata.
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